Renzo, l'investigatore
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: Gabriella Cuscinà
Oggetto:
Renzo, l'investigatore Gabriella Cuscinà
Inserito il:
17/06/2012 08:46:14
Messaggio:
Renzo s’era trasferito a Parigi per motivi di lavoro e desiderava che la fidanzata lo raggiungesse. Rachele lo amava da sempre, ma non voleva allontanarsi da Roma, continuava a tergiversare e non si decideva a trasferirsi. A nulla era valso l’ultimatum: “ O vieni o ci lasciamo.” Lei non voleva lasciarlo, ma non voleva neppure abbandonare la loro dolce Italia.
Un mattino, Renzo si svegliò deciso a risolvere quel problema. Avrebbe chiesto un periodo di ferie e sarebbe ritornato a Roma per scoprire quale fosse la verità e cosa realmente tenesse legata Rachele. Il suo animo era esacerbato, non ne poteva più di sentire sempre le stesse parole: -Sì verrò. Tra qualche tempo verrò. Sto arrivando. Arrivo.
Poi invece non si decideva a raggiungerlo.
Il ragazzo acquistò i biglietti dell’aereo deciso a fare l’investigatore.
Quando arrivò all’aeroporto di Fiumicino, prese un pullman e scese in un albergo fuori mano, senza annunciare il suo arrivo a nessuno.
Da amici comuni aveva saputo che Rachele spesso si recava in una clinica per malati mentali e non ne capiva il motivo. Cominciò a seguire i suoi movimenti e ben presto si rese conto che la ragazza andava a visitare qualcuno. S’intrufolò tra la folla dei visitatori e, di nascosto, pedinò Rachele nei giardini della clinica per scoprire chi fosse il ricoverato misterioso che andava a trovare. Con sua enorme sorpresa, la vide sedersi accanto a una ragazza che era del tutto identica a lei. Una copia conforme, assolutamente uguale, stesso sembiante e stesso fisico, solo che aveva l’aria assente e l’espressione vuota. Teneva le mani abbandonate in grembo e muoveva la testa lentamente come una povera demente.
Il respiro di Renzo ebbe un moto di arresto, sentì stringersi il cuore. La pena e la pietà l’immobilizzarono. Poi facendosi forza, si avvicinò a quelle due creature che si guardavano tristemente. Rachele balzò in piedi appena lo vide e arrossì violentemente. L’altra ragazza restando seduta e inerte, lo guardò come se non lo vedesse. Con aria mesta e afflitta, la prima disse: - Renzo, questa è mia sorella gemella, si chiama Cecilia ed è affetta da una forma di schizofrenia grave.
-Non me ne avevi mai parlato - fu la risposta. Ma il pallore gli rendeva il volto livido.
Il profumo del giardino riempiva l’aria, si udiva il rumore placido dell’acqua zampillante in una fontana e il vento frusciava lieve tra gli alberi. Rachele e Renzo non si accorgevano di nulla. Si guardarono negli occhi, poi lasciando la povera ammalata, presero a passeggiare per i viali.
-Siamo state adottate. I nostri genitori ci presero da un orfanotrofio appena nate. Per questo motivo non voglio lasciarli. Ci adorano e hanno dedicato la loro vita a noi. Non te l’ho mai detto perché altrimenti ti avrei dovuto parlare pure di Cecilia.
-Sarebbe stato meglio. Dovevi parlarmene. - Il dolore di Renzo era palpabile.
-Allora avrei dovuto dirti che per noi non ci sarà futuro, perché io non voglio figli proprio per non generare una creatura malata come lei.
-Ma è nata così tua sorella? Non è detto che abbia una malattia genetica.
-Gli specialisti affermano che non sia un male ereditario, ma io ho paura lo stesso. Cecilia cominciò a manifestare la malattia verso i dieci anni e da allora si è aggravata sino a diventare pericolosa per sé e per gli altri. - Lacrime silenziose rigavano il viso scarno di Rachele.
-Ma sembra così calma e priva di reazioni!
-E’ l’effetto degli psicofarmaci e dei sedativi.
-Rachele, speravi di tenermi per sempre all’oscuro di tutto?
Renzo era molto amareggiato.
-Sì, forse sì. Ma è meglio che tu l’abbia scoperto. Adesso ci diremo addio e non ci vedremo mai più.
La ragazza guardò Renzo e lui la ricambiò con uno sguardo disperato e pieno d’amore. S’abbracciarono, si tennero stretti piangendo. Il loro affetto era davvero grande ed erano molto innamorati, adesso avrebbero dovuto decidere se continuare a vivere lontani da fidanzati, oppure lasciarsi per pensare ognuno a un diverso avvenire.
In ogni modo vissero i giorni seguenti tubando come due colombe. Scoprirono che l’amore non può coesistere con il timore, perché ciò che si fa per amore è sempre al di là del bene e del male. Restarono insieme e abbandonarono ogni intenzione di lasciarsi.
Si amavano troppo. Il futuro e il destino avrebbe deciso per loro. Per il momento lui sarebbe andato e venuto da Parigi e lei ogni tanto sarebbe andata a trovarlo.
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