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Il viaggio in Irlanda

Stampato da : Concerto di Sogni
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Stampato il: 22/12/2024

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Autore Tema: Gabriella Cuscinà
Oggetto: Il viaggio in Irlanda
Inserito il: 04/11/2012 08:37:18
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Il viaggio in Irlanda

E’ il paese delle grandi solitudini, come scrisse George Bernard Shaw. L’Irlanda ha una topografia ricca di contrasti e paesaggi sconfinati, ove non si avvista anima viva per miglia e miglia. Le condizioni meteorologiche cambiano frequentemente, ma il clima in genere è piuttosto clemente e la sua mitezza produce una flora molto varia. Le praterie e le brughiere sono immense e talora vanno a finire a strapiombo su alte scogliere frastagliate.
Chi la visita se ne innamora immediatamente. Accadde anche a me quando anni fa, feci un viaggio in quel paese affascinante e denso di mistero. Avevamo compiuto l’intero percorso che conduce da Dublino alle varie regioni ed il mio gruppo era formato da persone allegre e molto disponibili. Ben presto familiarizzai con tutti e specialmente con Unha, la guida che ci accompagnò per il lungo peregrinare tra quelle lande deserte e magnifiche. Era una signora di una certa età, molto simpatica, dinamica e gioviale, ma non aveva alcuna attrattiva fisica, né nel volto, né nel personale. Infatti risultava tozza e grassoccia, con il collo lungo e le labbra sporgenti. Aveva dei piccoli occhi grigi, magnetici e penetranti ed era il tipo di donna di cui non si può essere invidiosi. Direi, se non temessi l’esagerazione, che ricordava un anatroccolo.
Unha ci portò a visitare Dublino, una città ordinata e silenziosa dove la gente ti sorride sempre. Ci condusse nel Kerry, nel Connemara, nel Clare, nel Connaught. Insomma in quindici giorni, ci fece ammirare tanti di quei luoghi storici, musei, castelli e paesaggi, che credo di averne fatto una scorpacciata.
La sera nelle varie cittadine, ascoltavamo i musicisti che suonavano in mezzo alla strada e talora, ci fermavamo in uno dei tanti pub vittoriani.
Ma l’avventura più entusiasmante ci attendeva proprio fra le scogliere del Moher, le tormentate scogliere a picco sul mare, nel Clare del nord.
Quel giorno eravamo arrivati sul tardi in un piccolo albergo situato vicino al castello di Bunratty, che si trova propria in quella regione.
Dalla finestra della mia camera vedevo stagliarsi, alte e maestose, le mura di un maniero che subito attrasse la mia curiosità ed eccitò la mia fantasia. La nostra guida ci propose di visitarlo l’indomani.
Già da tempo avevo osservato in Unha alcunché di mediatico: i suoi occhi divenivano talora penetranti ed enigmatici. Restava assorta e pareva che ascoltasse qualcosa o qualcuno.
Visitammo l’antica costruzione che risale al XV secolo e sorge su quella che una volta era un’isola sulle rive di un fiume. I Normanni vi avevano costruito nel passato delle strutture difensive e il fossato vichingo è ancora visibile. Recentemente restaurata, la possente fortezza ospita mobili, arazzi e dipinti dei secoli scorsi. Oggi è adibita a banchetti e festeggiamenti.
La nostra guida non appena vi mise piede, cambiò atteggiamento, divenne assente, strana. Ci disse d’avvertire una presenza extrasensoriale e ci rivelò di essere una sensitiva.
Fuori soffiava un forte vento e s’udiva l’infrangersi delle onde tempestose sulle alte scogliere.
Unha ci spiegò che il signore di quella contea era morto nel castello e che forse la sua anima ancora vi s’aggirava.
Alcuni dei miei compagni di viaggio vollero tornare indietro. I più arditi e scettici continuammo in preda ad una strana eccitazione.
Non lontano dal maniero vi era il rudere di una torre. Visitammo anche quella.
Mentre salivamo i resti di alcuni gradoni, sentimmo un lontano rumore e dei sassi precipitare verso di noi. Restammo impietriti, ma poi scorgemmo una graziosa capretta. Era stata lei e non lo spirito di qualche guerriero vichingo ad attentare alle nostre coronarie.
Nella torre, la presenza del fantasma divenne più tangibile. Improvvisamente si manifestò. Una figura irreale, un antico cavaliere in armi, tristemente seduto su quanto era rimasto delle mura di un bastione.
-Cosa fate qui?- ci disse -Perché venite a violare la pace di questo posto?-
Ricordo che sentii esattamente dei brividi in tutto il corpo e vidi molti visi sbiancare. La guida invece restò imperturbabile e rispose che, come visitatori, eravamo onorati di fare la sua conoscenza.
-Sono andato via dal castello, - affermò il cavaliere con voce profonda -poiché ne hanno fatto un luogo di baldorie e di lucro. Lo hanno profanato ignominiosamente. Qui alla torre, speravo di restare in pace.-
-Perché non vuole stare tra la gente?- azzardò Unha.
-La mia vita l’ho trascorsa tra i campi di battaglia, tra centinaia di soldati, tra il sangue e le efferatezze più inaudite, compiute in nome di una guerra che gli uomini chiamano giusta. Ma non sanno che essa è una sciagura così immane e catastrofica per un paese, che i sovrani non avranno mai riflettuto abbastanza prima d’intraprenderla.-
-Perché allora scusi, rimane sulla terra?- chiese ancora la guida.
-Ho appreso qualcosa di nuovo. Io odio la confusione degli uomini moderni, però ho capito che chi sente il bisogno degli altri è una persona fortunata. Voi conoscete la solidarietà e l’amicizia, non lasciatela mai calpestare da nessuno.-
Fece un cenno con la mano e scomparve alla nostra vista.
Unha ci guardò tutti e incoraggiandoci spiegò: -Su, non è successo nulla di grave! Vedete, certe anime inquiete e raminghe talora si servono di me come persona mediatica per lasciare agli uomini dei messaggi molto importanti. Ricordatevi sempre ciò che il cavaliere ha detto riguardo alla guerra e all’amicizia.-

Gabriella Cuscinà


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