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La forza della voce/L'Italia che spezza il cuore

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=19138
Stampato il: 15/01/2025

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Autore Tema: Roberto Mahlab
Oggetto: La forza della voce/L'Italia che spezza il cuore
Inserito il: 02/11/2013 10:35:46
Messaggio:

L'Italia che spezza il cuore.

"Nessuno scenderà in strada per protestare! La gente e spaventata e vuole capire come fare a sopravvivere", oppure "hanno addirittura paura che la situazione cambi da come è, perché temono di perdere quel poco che ancora hanno". Così testimonia una insegnante di formazione di origine straniera che disperatamente sta cercando di trovare un posto di lavoro, anche momentaneo, precario.

Nelle interviste che ho fino ad ora riportato, le voci del mondo del lavoro sono arrabbiate, ma appena si accorgono che sono lì per dare loro voce, per ascoltare, i loro volti si illuminano e raccontano, i drammatici problemi, il disinteresse delle amministrazioni locali e nazionali, situazioni kafkiane di un paese che si è trasformato in un incubo orwelliano, e le soluzioni, evidenti, normali, ovvie. E così per un poco almeno i miei referenti non gridano contro un potere che forse ha intereresse che gridino e basta ma, ascoltando se stessi e gli altri, scoprono che nessuno è isolato, che è una intera società, un intero popolo a soffrire e si identificano in una coscienza comune. Era l'idea originale, far parlare gli altri. Quello che oserei definire come lo scalino psicoanalitico che altri popoli, in questo momento di cambiamento epocale, hanno già, la consapevolezza che è una intera società a subire e che è una intera società a chiedere il diritto al merito, al benessere, alla prosperità senza una entità statale nemica e oppressiva, ma che semplicemnte esegua il suo compito rappresentativo di legiferare per permetterci di raggiungere le equilibrate aspirazioni comuni a tutti.

"L'Italia che spezza il cuore" è il titolo di un reportage di Frank Bruni, del giornalista del New York Times, comparso qualche giorno fa sul quotidiano americano, narra dei preparativi delle famiglie per andarsene, per garantire un futuro ai figli che qui non c'è, racconta lo scontento di un popolo la cui fantasia e inventiva vengono schiacciate dall'inettitudine politica, del demone della burocrazia che blocca l'impresa, della corruzione del nepotismo, di un declino economico che nelle cifre è unico al mondo, del pessimismo che si sta trasformando in fatalismo, di una situazione congelata e inerte, della gerontocrazia che ha portato alla paralisi e impedisce la meritocrazia, del senso di impotenza che sta soppiantando lo storico dinamismo, un paese che corre lungo una strada in cui i segnali non si riescono a vedere, coperti dall'incuria.

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(La forza della voce. Che ciascuno, anziché essere portavoce di se stesso, racconti quello che avviene agli altri che ha attorno, che conosce, di cui ha saputo, con cui parla, di chi ha vicino, racconti gli episodi che opprimono chi lavora, chi non lo può fare, chi vuole fuggire, chi viene schiacciato, che ciascuno sia la voce di dieci voci ciascuna delle quali probabilmente si sente isolata e non sa che le stesse vicende accadono a moltissimi altri, di modo da immedesimarsi e da coinvolgere).



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