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I western all'italiana

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=19288
Stampato il: 22/12/2024

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Autore Tema: Renato Attolini
Oggetto: I western all'italiana
Inserito il: 11/12/2014 17:19:28
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Ultimamente le reti televisive stanno riproponendo in più riprese delle pellicole appartenenti al filone degli 'spaghetti-western' cosi ribattezzato per indicare i film western 'made in Italy' che fecero le loro prime timide apparizioni mezzo secolo fa sugli schermi di tutto il mondo. Perché timide? Lo strapotere del cinema americano in questo genere era troppo evidente e sembrava un ostacolo insormontabile per poter avere un riscontro in termini di botteghino. Fu così che registi e la maggior parte degli attori, con qualche rara eccezione come Clint Eastwood che da qui iniziò la sua memorabile carriera, adottarono degli pseudonimi americaneggianti in maniera tale da far intendere che quei film venissero prodotti negli USA e quindi di qualità. Ho avuto già modo qualche tempo fa di sottolineare in un modo scherzoso, almeno nelle mie intenzioni, di come la lingua inglese faccia decisamente più effetto e colpisca di più l'immaginazione rispetto alla nostra, in questo mio scritto di cui posto qui il link.
http://www.concertodisogni.com/mp/link.asp?TOPIC_ID=12727
Fu così che Giuliano Gemma, l'indimenticabile Ringo, era Montgomery Wood, Gianmaria Volontè era John Wells, lo stesso regista, il grande Sergio Leone, firmò 'Per un pugno di dollari' come Bob Robertson mentre anche il re delle colonne sonore Ennio Morricone, si fece chiamare Dan Savio.
Soltanto dopo il travolgente successo e l'accoglienza entusiasta nelle sale i protagonisti vennero fuori allo scoperto con i loro veri nomi.
Dopo quello che é considerato il capostipite 'Per un pugno di dollari' per qualche tempo furono sfornati dei film formidabili come 'Per qualche dollaro in più', 'Il buono, il brutto e il cattivo' 'Una pistola per Ringo, 'Il ritorno di Ringo' 'C'era una volta il West' fino poi al naturale esaurimento, dopo un inevitabile declino.
Ma perché piacquero di più di quelli sfornati dagli americani che pure sembravano avere l'esclusiva avendoli inventati loro?
A mio avviso la differenza stava nel fatto che i nostri, senza tralasciare la trama, erano più incentrati sui personaggi, sul loro carattere, sulle loro espressioni, sui modi di dire e magari anche sui tic e loro manie e per questo i ritmi sono più lenti, cadenzati rispetto a quelli più frenetici e magari caotici di quelli americani e abbondano i primi piani nei quali non sfugge neanche un battito di ciglia. Mi si potrà obiettare: mai sentito parlare di John Wayne? Si e come no, ma il ruolo che questo attore interpretava era piuttosto stereotipato: duro, spietato, affascinante, incorruttibile ma, mi si permetta, senza che suscitasse emozioni. Parere del tutto personale ovviamente e quindi opinabile.
Come non rimanere invece colpiti dal volto di Clint Eastwood, glaciale, senza mai un sorriso mentre si accende il suo immancabile sigaro o dalla mimica di Gianmaria Volontè, prima spavalda, poi sempre più terrorizzata mentre il sudore gli cola sul viso nella scena finale di 'Per un pugno di dollari'?
“BEH CHE TI SUCCEDE RAMON? HAI PAURA O TI TREMA LA MANO? AL CUORE RAMON, AL CUORE! SE VUOI UCCIDERE UN UOMO LO DEVI COLPIRE AL CUORE! SONO PAROLE TUE, NO?” grida Eastwood a Volonté mentre le pallottole del fucile si conficcano nella lastra di ferro nascosta dal poncho.
E mentre il suono di una tromba fa echeggiare le note della colonna sonora del pluripremiato maestro Morricone, gli sibila la famosissima frase, nel posare la sua pistola per terra:
“Quando un uomo con la pistola incontra un uomo col fucile, quello con la pistola é un uomo morto, avevi detto così? Vediamo se é vero.”
A distanza di 50 anni conservano intatti il loro fascino e per quanto mi concerne li guardo ancora come se fosse la prima volta, per l'appunto mezzo secolo fa, quando ero appena adolescente.


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