Claudia e l'assistenza scolastica
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: Gabriella Cuscinà
Oggetto:
Claudia e l'assistenza scolastica Claudia e l’assistenza scolastica
Inserito il:
05/01/2015 12:26:35
Messaggio:
La scuola dove Claudia insegnava si trovava in un vecchio quartiere degradato della sua città. Un quartiere dove spesso mancava l’acqua e le case erano fatiscenti. La povertà degli abitanti destava compassione. Quella gente talora non mangiava per mancanza di lavoro e la loro miseria morale, oltre che materiale, era terribile. La scuola risaliva ai primi dell’Ottocento, un edificio antico e malandato che non era mai stato ristrutturato ed era in condizioni pessime.
Claudia, oltre che docente, era anche addetta all’assistenza scolastica per i disabili. In alcune classi, infatti, vi erano dei ragazzi con delle gravi patologie. In particolare vi era Cinzia, una ragazzina ritardata, fragile e impaurita, la quale da parecchi giorni non frequentava più le lezioni. Dunque il preside aveva mandato Claudia a casa della medesima per accertarsi delle sue condizioni. E Claudia era andata. Non l’avesse mai fatto!
Quando era arrivata in quella specie di appartamento puzzolente e sporco, era stata accolta dal padre di Cinzia che le era sembrato leggermente ubriaco. Aveva spiegato di essere un’insegnante della bambina e di voler sapere il perché non fosse più andata a scuola. Poco dopo, vide arrivare zoppicando l’alunna che tremava e aveva dei lividi sul volto.
- Claudia, che ti è successo?- aveva domandato allarmata, ma il padre era subito intervenuto dicendo che la bambina era caduta.
- Adesso come stai? Hai la febbre? Potrai tornare domani a scuola?-
- Sì, sì, professoressa, domani tornerò – aveva risposto la piccola.
Il padre aveva confermato e aveva detto di voler offrire un caffè all’insegnante.
Quindi si era alzato e si era allontanato.
Claudia, con molta dolcezza, aveva domandato alla ragazzina di raccontarle come fosse caduta e Cinzia si era messa a piangere. Poi aveva scosso la testa facendo capire di non voler parlare. Al che l’insegnante aveva capito di non dover continuare a indagare.
La stava carezzando e consolando, quando a un tratto, sentì gridare: - Mani in alto profissorissa! Non si mova!-
Davanti a lei si era improvvisamente materializzato un individuo sconosciuto che brandiva una pistola. Aveva lo sguardo minaccioso e un viso da delinquente. Continuò a intimare: - Mi dia tutto quello chi avi, oricchini, bracciale d’oro, orologiu, portafoglio e cellulare. Su! Un pirdissi tempo! -
La sua alunna l’aveva abbracciata e tremava come una foglia. Claudia pensò a lei prima di ogni altra cosa e disse: - Non preoccuparti Cinzia, non succederà niente. -
Intanto aveva preso il portafoglio dalla borsa, il telefonino e li aveva consegnati al lestofante, poi si era tolto l’orologio, il bracciale e per ultimi gli orecchini. Quegli orecchini le erano particolarmente cari e le ricordavano un episodio della sua vita matrimoniale.
Infatti, il marito glieli aveva regalato per un anniversario: si erano recati da una cugina proprietaria di una gioielleria e Claudia aveva chiesto degli orecchini con turchesi montati con una chiusura a clips. Questo perché non aveva mai avuto i buchi ai lobi delle orecchie. Dunque non poteva permettersi delle normali chiusure a chiodo, a gancetto, a monachella, o pendenti.
Quando era neonata, sua madre le aveva fatto i fori nelle orecchie, ma una levatrice aveva provocato a Claudia una terribile infezione e avevano dovuto operarla d’urgenza, incidendo proprio sotto i lobi delle orecchie. Da quel momento, sua madre aveva sempre detto che lei non aveva i buchi a causa di quell’incidente.
La cugina gioielliera, dopo aver osservato attentamente i lobi di Claudia, aveva sentenziato che invece aveva i buchi e le aveva venduto due meravigliosi orecchini con turchesi montati a gancetto.
A casa dell’alunna, adesso Claudia aveva consegnato tutto al lestofante il quale subito dopo, se l’era data a gambe. Anche il padre di Cinzia sembrava scomparso.
Quest’ultima singhiozzando stava dicendo che il padre la picchiava sempre e che quell’altro era un amico che entrava e usciva dal carcere.
- Ma io ce l’ho il telefonino, professoressa, possiamo chiedere aiuto!-
- Va bene, Cinzia, dammelo. –
Così Claudia aveva chiamato il 113 ed erano arrivati subito i Carabinieri cui aveva sporto denunzia.
Aveva portato la piccola a casa sua per non lasciarla sola e, qualche tempo dopo, avevano saputo che il padre era stato arrestato insieme al complice.
Cinzia aveva pianto tantissimo ed era stato difficile consolarla, ma Claudia e suo marito avevano chiesto e ottenuto dal giudice l’affido della piccola che adesso viveva felice a casa loro.
Gabriella Cuscinà
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