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Alfonsina

Stampato da : Concerto di Sogni
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Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: riccardo resconi
Oggetto: Alfonsina
Inserito il: 24/11/2019 13:01:27
Messaggio:

Alfonsina

Sono Emiliana
Pura
Il secolo dell’800 non è ancora finito
Un secolo difficile
La fame, in famiglie numerose è una normalità
E noi siamo ben in dieci
E l’andare a scuola lo è ancora di più
Già fin da piccola ho lavorato nei campi con mio padre
Un lavoro duro, molto duro per una bambina
Ma un pezzo di pane ed una zuppa di cipolle era sempre sulla nostra tavola
Anche quando, nonostante fossimo tanti in famiglia, accoglievamo orfani
La mia prima bicicletta arrivò per puro caso
Mio padre l’acquistò da un medico del paese per poche lire
E poche lire ne valeva, tanto era malridotta
E con quella bicicletta che iniziai a correre lungo quelle strade di campagna
Dove il vento trascinava l’odore delle porcilaie nelle narici
Ed enormi buchi in terra ti costringevano a slalom, come un grande corridore d’auto
Iniziai a fare qualche gara. Vinsi anche un maiale una volta
E anche alcune facce, di quei soli uomini che gareggiavano, grugnivano a qualche mia vittoria
Ero l’unica donna a partecipare
E lo rimasi per molti anni
Non ero bella
E gareggiando in un ambiente di soli uomini, in percorsi adatti a uomini, mi fecero vedere spesso brutta allo specchio
Ma poco mi importava
Amavo quello sport
E avrei sacrificato qualsiasi cosa, pur di poter cavalcare quella mia due ruote
Mia madre un giorno mi diede un ultimatum
O sposarsi o fare il lavoro con mio padre
A Milano sposai Luigi
Meccanico e mio primo sostenitore
E per regalo di nozze, chiesi una bicicletta da corsa
Quando durante la prima grande Guerra, mi volli iscrivere al giro di Lombardia, mi presero per matta
Ma nessun regolamento vietava il mio ingresso
Corsi con un tale che si chiamava Girardengo, Era forte. Avrebbero parlato di lui negli anni, ne son sicura
Arrivai quasi ultima, ma soddisfatta
Molti uomini si ritirarono
Quello mi fece capire che avrei potuto fare qualcosa di buono nella mia vita
Quando Luigi, mio marito, fu ricoverato in manicomio, mi cadde il mondo addosso
Era sempre stato il mio faro. L’unico che avesse creduto in me
Non ne uscì più da quel posto e ci morì
Ma quella sua malattia, mi fece diventare ancora più determinata
Allora esisteva un giornale chiamato La Gazzetta dello Sport
Erano appassionati di tutti gli sport praticanti
E mi permisero di partecipare alla competizione, a cui non avrei mai pensato di potermi iscrivere
Il Giro D’Italia
Ma il mondo dei maschi è bizzarro
Quando vengono colpiti nella loro indole, inventano e denigrano
Pur di non ammettere fossi brava
Il mio nome sulla Gazzetta fu privato della a
E cosi, il nome Alfonsin sarebbe potuto passare comodamente per quello di un uomo
Ma corsi lo stesso
Arrivai dopo due ore il vincitore
Ma iniziai a far breccia nel mondo femminile
Ammirate, pur a distanza, di così tanta caparbietà ed ostinazione
Vinsi degli orecchini ed una nuova divisa
Ma l’ostracismo degli uomini non mi aprì la strada per altre molte gare
Nonostante la stima ricevuta da illustri colleghi
Questo non mi impedì di vincere ben 36 gare
Corsi fino agli anni 30’
E rincontrai l’amore
Aprimmo insieme un negozio di biciclette
Fino a che, anche questo mio secondo marito di vita mi lasciò per sempre
Quando il mio cuore si fermò, per pochi istanti rividi tutta la mia vita
E prima di chiudere gli occhi, ripetei a me stessa, che avrei rifatto tutto nella stessa identica maniera
Il mio nome è Alfonsina
Alfonsina Strada


(patapump )


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