Dal ghetto di Varsavia a Israele
Stampato
da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=19640
Stampato il:
15/01/2025
Tema:
Autore Tema: Roberto Mahlab
Oggetto:
Dal ghetto di Varsavia a Israele I nazisti erano convinti di distruggere il ghetto di Varsavia in tre giorni, invece dopo quasi un mese erano ancora tenuti sotto scacco dai partigiani ebrei. La Storia degli eventi dell’aprile del 1943 è narrata nelle memorie di Simcha Rotem, uno dei comandanti della rivolta, in un libro curato da Anna Rolli ed edito da Salomone Belforte e dal titolo :”Il passato che è in me”. Una testimonianza scritta con le parole di un combattente e un linguaggio semplice ed efficace. A parlarne alla libreria Claudiana di Milano c’era anche il professor David Meghnagi, autore della postfazione. Nel ghetto di Varsavia vennero rinchiusi oltre quattrocentomila ebrei, il diciannovenne Simcha, con il nome di battaglia Kazik, guidava ragazzi e ragazze, giovani che comprendevano che non c’era possibilità di vittoria, ma ne mantenevano la speranza. Combattenti che si rendevano conto che ogni loro azione provocava la reazione dei nazisti contro il resto della comunità ebraica, comunque condannata a morte e priva di scelta libera quando ritenuta responsabile dagli aguzzini per gli atti di guerra dei partigiani. Simcha teneva i contatti con la resistenza polacca e paradossalmente quest’ultima non perdeva occasione per tradire la resistenza ebraica. Così come i sovietici evitarono di intervenire in tempo a Lodz per salvare i settantamila ebrei lì richiusi. Nel ghetto di Varsavia, hanno ricordato i relatori, si ritrovarono prigionieri i massimi intellettuali, scrittori, pedagoghi ebrei dell’epoca. Lo scopo del nazismo era distruggere per sempre l’umanità dell’essere umano. La concezione alternativa della vita della resistenza ebraica era di mantenere l’umanità dell’essere umano. Simcha sopravvisse e dopo la guerra andò in Israele.Per due anni lavorò da muratore per riempirsi le giornate di faticosa manualità di modo da non pensare, ma poi partecipò attivamente al progresso economico del paese e a novantun anni ha ancora così tanto da testimoniare che Anna Rolli sta preparando un nuovo libro insieme a lui. Il professor Meghnagi ha raccontato dei dibattiti che aveva avuto con Simcha Rotem,” dove era il Signore quando accadeva il massacro”, si chiedeva. E la risposta :”esisterò se mi fate esistere, mi fa entrare chi lavora per il futuro”. Il Novecento : il secolo di Freud e Einstein ma anche dei genocidi. Come il Rinascimento : l’arte ma anche la nascita dei ghetti per gli ebrei. Come l’illuminismo : il progresso ma anche l’antisemitismo di Voltaire e l’eutanasia dell’ebraismo pretesa da Kant. Ombre a cui si oppone la Torah che salva il concetto dell’essere umano come unitario, il mondo dell’alleanza tra le persone perbene, quelle che operarono per salvare gli ebrei, i giusti tra le nazioni. I chiaroscuri di ogni epoca in cui gli ebrei sono stati vittime e protagonisti e infine testimoni che credono nella vita. Chi trasmsette testimonianza smette di essere vittima e diviene libero. Che mondo sarebbe quello attuale, a che progresso sarebbe già arrivato se non si fosse privato del contributo degli ebrei sterminati nella Shoà, è inimmaginabile. Roberto Mahlab - Concerto News System
Inserito il:
11/05/2020 00:22:07
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