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Minimal

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=19678
Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: riccardo resconi
Oggetto: Minimal
Inserito il: 16/06/2020 22:13:53
Messaggio:

Minimal

Ho un soprannome
Minimal
Di solito come nome ricorda la moda e alcuni suoi aspetti
In questo caso riguarda solo me
Arturo Gaglietti, detto Minimal
Per quello che ricordo mi hanno chiamato così da sempre
Da quando si era per strada e si giocava a calcio tra le macchine posteggiate e porte improvvisate
Sudando come dei maialini selvaggi e metropolitani
Ecco, io ero quello che faceva l’arbitro
Fischietto in mano, al massimo una corsetta di numero tre passi, ma non una goccia di sudore, vietato
Mi limitavo a sanzionare e redarguire, da lontano, noiosissime palle contese
Crescendo, gli amici avevano quasi tutti il motorino, io la panchina
Li vedevo sfrecciare ed impennare come cavalli che volevano disarcionare
Che caldo, che fatica
Dalla panchina “io” avevo la visione completa della strada
Nel mio massimo sforzo dell’accavallare le gambe, ammiccavo al sorrisetto malizioso della ragazzina di passaggio
Di certo miope, cecata insomma, per accorgersi di me seduto su quella panchina verde, con il mio maglioncino verde, i miei pantaloni verdi, i miei occhiali verdi
Un ramarro
Ma anche un ramarro ha un cuore che batte, ma anche li cercavo di contenermi, non avrei voluto strafare
Il mio soprannome piaceva a tutti e in fondo anche a me, che avevo adottato, plasmato, esibito con energica evidenza
Stop, stop, cancella “energica”
Basta “evidenza”
Dopo il liceo ci perdemmo di vista tra noi, e chi perse anche addirittura la vista
Vidi molti indossare montature che volevano eguagliare la mia montatura verde ramarro di cui sopra
Che mai cambiai per onorare il mio status, se mai ne avessi posseduto uno
Alcuni andarono all’Università, altri a fare il meccanico con papà ed io scelsi cosa fare definitivamente nella vita
Mi dicevano in molti, vedrai, arrivato alla maggiore età capirai da solo le scelte che un uomo può fare
Non faticai molto a capirle
Erano lì, sul piatto d’argento, ben chiare a me e meno ai miei genitori che premevano per farmi continuare gli studi
Li feci accomodare a quelle sedie rococò prima di parlargli
Non avrei mai voluto cascassero a terra e ritrovarmi a compiere sforzi fisici che si potevano evitare
Spiegai cosi loro la mia scelta
Voglio essere un Minimal
Alla prima affermazione si guardarono in faccia tra di loro, in quanto non avevano proprio capito cosa intendessi
Alla seconda affermazione li rividi pieni di dubbi, mentre mia madre cercava la mia mano per cercare una spiegazione a quella maternità avvenuta anni addietro, sperando che il contatto portasse ad una spiegazione
La terza affermazione fu la più devastante, capirono la parola Minimal e in pochi istanti videro il mio futuro costellato di incertezze e difficoltà, iniziando a versare lacrime
Mi allontanai da loro, avvicinandomi alla mia stanza con fare da bradipo, certo che il tempo avrebbe fatto il suo corso
Sono passati molti anni da allora e nel quartiere mi chiamano ancora Minimal
La panchina dove siedo un po' più fracassata, con tutti questi ragazzini che siedono stando sul bordo
Proprio non li capisco
Ma non riesco a dirgli niente, di star seduti bene intendo, in fondo io sono Minimal
Proprio di gridare non mi va, stanca troppo


(patapump )


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