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Madame Claveau

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=19731
Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: riccardo resconi
Oggetto: Madame Claveau
Inserito il: 08/12/2020 21:49:48
Messaggio:

Madame Claveau

Sopra il campanello di Rue de Rivoli numero 260 non compare il suo nome per intero
Al suo posto c’è inciso un fiore, un gladiolo per l’esattezza e delle iniziali M. C
Chi la conosceva non aveva bisogno di altro
Anni fa c’era chi avrebbe fatto carte false pur di essere ricevuto da Madame
Il motivo? Lei era un’artista, di quelle che avevano lasciato il segno
Aveva mosso i primo passi nel teatro durante la guerra, e si era ritrovata anche a dove esibirsi davanti agli stessi invasori
Nell’opera “l’improvvisazione di Versailles” di Moliere, ebbe la sua massima consacrazione, e la strada che percorse fu quasi tutta un crescendo, tranne alcune vicende familiari, tra cui la perdita di un figlio e almeno un paio di separazioni tribolate
Ma la ricordo sempre con il sorriso, quando faceva ritorno a casa, con quei suoi occhi dolci e lunghe ciglia, le labbra sottili e mai troppo truccate
Io avevo una piccola bottega di sarto da uomo, ma lei fidandosi di me, mi dava spesso i suoi abiti da sistemare e per me era un grande riconoscimento
Madame era gentile con tutti, e con una signorilità pari a pochi, con un piccolo cenno in basso del capo non disdegnava mai un saluto
Una volta passando davanti al mio negozio, mentre ero fuori a prendere in viso uno sbiadito sole Parigino, mi vide ed avvicinandosi mi declamò alcuni versi di una pièce de théâtre
N fui così lusingato, che nonostante le sue insistenze non volli nessun compenso per l’ultimo lavoro che mi aveva commissionato
Negli ultimi anni della sua vita mi capitò spesso di sfiorare quel gladiolo per farmi aprire e portargli anche solo le provviste
La sua cecità era ormai divenuta per lei, oltre che un forte disagio, fonte di depressione che la aveva portata ad isolarsi sempre più
E così le visite sparirono anche quelli che dicevano di essere amici
Ero rimasto solo io, un sarto ormai in pensione, che faticava anch’esso a camminare
Ma che non aveva mai e dico mai voluto abbandonarla
Con il tempo divenimmo confidenti e ci facevamo compagnia
Ci raccontammo di tutto, senza freni, l’età non permetteva più di avere segreti o tentennamenti
A volte si passeggiava in casa ed io tenendo il suo braccio nel mio, percorrevamo tra quei viali dei ricordi, tra foto in bianco e nero sui comò e locandine appese di opere in cui aveva recitato
Era come percorrere tra i fiumi della vita passata, anche solo per poterla rivedere ed avere quella nostalgia che a noi vecchi piace e conforta
Una volta ci abbracciamo, ma non amoroso, avevo compreso che ci fosse molto di più
Stima, riconoscenza, ed un calore di minuti corpi
Un giorno mi chiese di sistemare le carte che erano sullo scrivano, erano per la maggior parte notifiche di pagamenti, ma tra quelle, una busta rosa riportava il mio nome, Jean Claude
Non dissi niente ma capii che aveva voluto farmi vedere dove fossero le sue ultime volontà
Era Primavera quando decise di partire per quel viaggio a cui si era preparata da tempo
La busta tra le varie cose, indicava la sua ultima dimora Père-Lachaise
Un gladiolo era quello voluto inciso su quel marmo bianco, ed una frase che diceva
-Ho dato il massimo e ho amato- M.C


(patapump )


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