Le chiavi dell'equinozio
Stampato
da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=19871
Stampato il:
15/01/2025
Tema:
Autore Tema: Roberto Mahlab
Oggetto:
Le chiavi dell'equinozio Era uno dei giorni più delicati per il compito assegnato a noi rangers della galassia, poche ore ancora e avrei dovuto accertarmi della regolarità del perfetto marchingegno che scandisce il battito dell'orologio della complessità dello spazio-tempo e avrei dovuto intervenire in caso fosse necessaria una riparazione dell'oliato meccanismo che mantiene in equilibrio l'esistenza degli abitanti del pianeta. Un ritardo avrebbe segnato la fine dell'esperimento che datava dal big bang. Esattamente all'istante stabilito il giorno e la notte avrebbero dovuto equivalersi e la primavera avrebbe preso il posto dell'inverno. Era l'equinozio. Una macchina di muscoli e avvenenza, questo era richiesto ai rangers della galassia e quel tardo pomeriggio dello scorso mese mi trovavo in palestra ad allenarmi, solo apparentemente distaccato dalla vita che mi scorreva attorno nella sala degli attrezzi. Una ragazza era perplessa perché alla macchina dei dorsali era stato appeso un cordone anziché il bilanciere che le serviva e così nell'istante tra un addominale e il successivo muovendomi a poco meno della velocità della luce ho effettuato la sostituzione e poi con un sospiro ho spostato una massa d'aria che ha schiacciato a terra rendendoli un tutt'uno con il pavimento i manubri che il solito bullo della palestra, che caricava gli attrezzi senza poi scaricarli, cercava di sollevare. Il fruscio di un tappetino steso al mio fianco, una donna che se non era Julia Roberts le assomigliava molto vi si era stesa sopra tirandosi le gambe al petto e lanciandomi una occhiata di curiosità che non ho ricambiato, un ranger della galassia sa stare al suo posto. Dopo pochi minuti, mentre io ero al millesimo addominale, Julia si è alzata delusa e si è avviata verso gli spogliatoi. Al mio duemillesimo addominale era di nuovo nella sala e con tono disperato chiedeva a tutti gli istruttori di aiutarla perché aveva perduto le chiavi di casa che aveva con sé. E gli istruttori la portavano in giro per la sala, guardando più lei che i posti dove le chiavi avrebbero potuto essere cadute. Ero apparentemente l'unico della palestra a non essere interessato ad aiutare Julia, ma in realtà avevo attivato i sensori a raggi infrarossi che battevano a tappeto ogni micron della sala. Gli istruttori si erano arresi e la donna si era riavviata affranta verso gli spogliatoi. "La Terra è piatta", era lo slogan di un gruppo di pseudo scienziati che pubblicizzavano sui social un convegno da loro organizzato e che avrebbe avuto luogo alla fine del mese. Se non avessi avuto l'impegno come ranger della galassia, sarei andato solo per domandare loro cosa pensavano che ci fosse dalla parte di sotto della loro Terra piatta. E fu lì che ebbi l'illuminazione. Anche il tappetino usato da Julia poco prima era piatto, ma cosa c'era dall'altra parte, quella stesa sul pavimento? I sensori ai raggi infrarossi mi mostrarono immediatamente che le chiavi si trovavano sotto al tappetino, erano probabilmente scivolate dalla tasca della tuta di Julia mentre lei era impegnata ad attirare invano la mia attenzione. Non potevo evidentemente rivelare come ero arrivato alla soluzione dell'enigma e sospirai a fondo e spostai una piccola massa d'aria che fece perdere l'equilibrio ad un ragazzo che si avvicinava agli attrezzi fino a farlo inciampare sul tappetino che si rivoltò ed ecco comparire le chiavi. Il ragazzo mi guardava come se si chiedesse se erano mie e io dovetti rimediare anche alla sua incomprensione e gli sibilai :"Le ha perse la signora che era qui poco fa" e lui le raccolse senza sapere cosa farne. "D'accordo, mi segua, andiamo a cercarla" e lo precedetti verso l'ingresso della palestra, Julia si teneva il viso tra le mani, il personale cercava inutilmente di consolarla, ma lei rispondeva che non sapeva come poter aprire la porta di casa. Mi volsi, in teoria il ragazzo avrebbe dovuto essere già lì, ma non si vedeva e compresi che lo avevo distanziato perché avevo usato la ipervelocità e fui costretto a fermare io Julia che stava uscendo :"Le abbiamo trovate, erano sotto il tappetino". Il ragazzo era finalmente arrivato e gliele porse. Lei alzò lo sguardo lentamente verso di me, il suo famoso sorriso che le era valso tanti Oscar tentava di attraversarmi l'animo mentre gli sguardi gelosi degli istruttori della palestra tentavano di incenerirmi, ma io non avevo tempo per nulla, l'orologio dell'universo ticchettava, l'equinozio si avvicinava. Era l'ora. Portai una mano alla tasca, mi mancò il fiato, tastavo ma non c'era nulla. Le chiavi non c'erano, quelle che erano in dotazione ad ogni ranger della galassia, avrebbero dovuto servire ad aprire lo sportello di emergenza, con la levetta da abbassare in caso che il meccanismo naturale dell'arrivo dell'equinozio si fosse inceppato. E all'improvviso lei, piena in mezzo al cielo, splendente, mi sentivo avvolgere dalla sua luminosità. "Le chiavi...", mormorai convinto di averla delusa. Dal sorriso dei suoi colori compresi : erano quelle che avevo ritrovato per Julia ed erano volate ad aprire lo sportello della leva che si era abbassata. Le chiavi dell'equinozio. E l'orologio dell'universo non aveva tardato e le tenebre avevano perduto, ancora una volta. Sì, perché io sono un ranger della galassia, è il mio lavoro. (Fotografia con Canon 750D e obiettivo Canon 18-200) Roberto Mahlab
Inserito il:
19/08/2021 23:35:18
Messaggio:
"Signora, devo andare, io sono un ranger della galassia", furono le uniche parole che le rivolsi. "Allora lei deve essere ancora più bella di me", sospirò. Ma io già correvo.
Alzai gli occhi al cielo della notte, le mani tremanti sulle tempie, le chiavi, una immagine improvvisa, erano quelle che avevo riportato a Julia, non erano le sue, mi girava la testa, cosa stava accadendo, non lo comprendevo, vedevo il buio e l'equinozio avrebbe tardato per le macchinazioni delle forze delle tenebre e io non avrei potuto rimediare, come era mio compito.
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