La sanità pubblica, bene comune
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: Roberto Mahlab
Oggetto:
La sanità pubblica, bene comune 18 Settembre 2022 La scorsa settimana la deputata Lisa Noja, candidata al Senato per Azione-Italia Viva, ha illustrato nel corso un convegno la situazione della sanità nel nostro paese e le sue proposte di soluzione. Da ricordare che la sanità è il punto principale del programma di Azione-Itala Viva. “Nella sanità pubblica manca il numero necessario di medici compresi quelli di base e di pronto soccorso e di infermieri e il dopo-covid ha provocato dimissioni di tanti medici senza che ci siano abbastanza giovani per sostituirli con conseguenti ritardi impressionanti per ottenere gli appuntamenti per le visite e soprattutto gli esami necessari”, è stata l’analisi di partenza del problema. Ne ho parlato con una amica farmacista che non solo ha confermato la difficile situazione, ma ha aggiunto che addirittura le farmacie si trovano a dover far fronte alle mancanze della sanità pubblica, a volte con richieste che esulano dalle loro possibilità di intervento. Francesco Ascioti, avvocato e di famiglia di farmacisti, ha subito detto di voler ascoltare e raccogliere le istanze del territorio su questo punto fondamentale per il partito per poterle portare in parlamento. Ho raccontato cosa mi aveva detto l’amica farmacista e i farmacisti presenti hanno concordato e hanno aggiunto che le farmacie si stanno infatti attrezzando e investendo per l’offerta di servizi di diversi tipi di analisi, durante il covid si sono messe a disposizione quali hub di vaccinazione, certamente è un servizio che ha un costo per chi si rivolge a loro e questa è stata l’osservazione dei tecnici di laboratorio della sanità pubblica la cui richiesta è il ripristino del suo funzionamento senza i tempi dilatati rispetto al privato per abbassare la liste di attesa e il ricorso massiccio sempre al privato. Aggiungono episodi e esperienze sulle code per una normale radiografia e, nonostante la buona volontà dei dirigenti che scrivono mail su mail alle amministrazioni, si ritrovano con pazienti allo sbando, con addirittura la mancanza di carrozzine e per il rimedio possono passare anni. Raccontano come sovente il pronto soccorso si è trasformato in medicina di territorio per la mancanza dei medici di base, per ottenere una risonanza ci vogliono cinque mesi e allora si va al pronto soccorso e si dice di essere caduti e la fanno subito. E ritornano sul ruolo delle farmacie che certo sono una scrematura e un notevole alleggerimento, ma il loro ruolo non è sostituire il medico. Naturalmente ci vogliono soldi pubblici per gestire una emergenza, fondi nazionali e europei, in particolare al Pnrr si deve aggiungere il Mes. Pnrr e Mes infatti sono investimenti e non spesa corrente. Ma perché il comparto privato fiorisce, mentre quello pubblico è rimasto al palo? Il privato sa fare i propri interessi e agisce bene, il pubblico manca di una spinta che affianchi alla protesta la proposta, per la società intera pensare alla sanità pubblica è pensare ai propri interessi, perché è da essa che passa quello che è più importante, la salute. L’intera opinione pubblica ha di conseguenza l’interesse a trasformarsi in lobby che spinga per le soluzioni dovute. La situazione si è cristallizzata perché per demagogia si è puntato sull’utilizzo dei soldi pubblici su altro, come il reddito di cittadinanza e quota cento e quindi senza una strategia provocando ovviamente il deficit nei comparti rimasti scoperti. Non è da trascurare la lottizzazione politica delle aziende sanitarie a discapito della scelta per competenza, la nuova sanità si dovrà fondare sulla competenza. La conduzione della gestione della sanità deve rimanere alle regioni o passare allo stato? Quanto meno allo stato deve passare una funzione di controllo, di trasparenza, di monitoraggio per evitare anche le differenze di gestione che fanno andare le persone a curarsi in altre regioni più efficienti, la sanità non è uniforme nel paese. Il dibattito è molto acceso sul numero chiuso per l’ingresso alla facoltà di medicina, chi ne parla sostiene che sia una questione non ben posta perché il problema vero è risolvere la programmazione, passare dal numero chiuso al numero necessario di medici nelle diverse categorie della professione, verificare quanti sono i medici che mancano, quanti medici di base, quanti infermieri, quanti anestesisti, quanti chirurghi. L’obiezione è certamente che ci vogliono dieci anni per specializzare un medico, però con una analisi statistica si possono determinare i settori di maggior urgenza verso i quali dirigere la richiesta. In generale la condizione della sanità pubblica può essere risolta trattandola come un problema di metodo e visione strategica per l’efficientamento di quello che è il bene comune. La appassionante tavola rotonda termina con la soddisfazione di tutti i presenti, due ore in cui si è sviluppato il problema e sono state affinate le soluzioni che Francesco Ascioti si è impegnato a portare a compimento. L’interazione tra i rappresentanti dei cittadini e i cittadini in ogni campo, l’esempio della vera democrazia dal basso. Bob Porter - Cns - Concerto News System
Inserito il:
25/10/2024 22:51:41
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E così, incuriosito dalla enormità del problema e dalle soluzioni che si potevano adottare, due sere fa sono andato alla tavola rotonda indetta sul tema dal candidato alla Camera per Azione-Italia Viva, Francesco Ascioti. Erano presenti tante donne e uomini impegnati quali tecnici di laboratorio, farmacisti, chirurghi e specialisti in varie discipline.
Francesco Ascioti interviene con la proposta del partito di gestire per il primo periodo le liste di attesa in maniera emergenziale, smaltire le visite attuali con un massimo di 60 giorni e abbassare quelle future a un massimo di 30 giorni.
Non solo, ogni euro recuperato dall’evasione fiscale deve essere dirottato alla sanità oltre che all’istruzione, uno dei punti fondativi del programma di Azione-Italia Viva, con una attenzione particolare all’edilizia ospedaliera. Il terzo polo ha la credibilità necessaria ad andare aventi perché Calenda è dal 2019 che fa queste proposte.
Per alleggerire il peso sul pronto soccorso poi si possono aprire degli “ospedali di comunità”, serviranno a gestire i problemi di salute di bassa intensità.
Riguardo ai medici di base, la proposta è di migliorarne la funzione, almeno per i giovani che sostituiranno quelli che vanno in pensione. Si può partire dalla riforma della scuola di specializzazione dei medici di base, dovranno saper fare un’ecografia, dare i punti e saper compiere gli interventi di minore importanza e gravità e avere infermieri a disposizione. E’ il rilancio della categoria. E infine l’occhio alle nuove tecnologie e la telemedicina.
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