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Un sogno per Susy

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=5200
Stampato il: 22/12/2024

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Autore Tema: leda cossu
Oggetto: Un sogno per Susy
Inserito il: 23/08/2003 16:31:09
Messaggio:

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Racconto un’esperienza vera di febbraio, alla fine dell’inverno e un po’ prima della primavera. Un sogno scritto per "Susy". Suo padre, anzianissimo e malato, ma ancora lucido, si era ulteriormente aggravato e lei era sommersa da una grande angoscia. Avevamo per un anno perseguito e trovato per suo padre un equilibrio armonico di vita, che gli aveva consentito convivialità e piccoli piaceri nella propria casa.
Come rassicurare la figlia, trasmetterle la mia fiducia nella possibilità di mantenergli una dimensione domiciliare ancora possibile? Ho guardato “in su” chiedendo aiuto. L’ho sognata. Ho scritto per lei il sogno. Prima che iniziasse il giorno ne ho ritrovato con calma le immagini. Le hanno dato fiducia e lo slancio di cui aveva bisogno in quel difficile momento. Si è rassicurata. Susy è una donna colta, un’artista, ha fatto mille interessanti esperienze di vita, ma non era preparata a veder spegnersi e “partire” suo padre. 15 giorni dopo questo sogno, suo padre è morto a casa sua, tranquillo, con due sospiri. Aveva ripreso parziale conoscenza, sorrideva partecipe, mangiava e dialogava quasi senza parole. Ogni attività umana, anche di cura, deve trovare le strade giuste per raggiungere la vita, anche quella spirituale. A volte i doni arrivano con le immagini di un sogno e danno il loro impulso terapeutico ai famigliari ed a noi stessi


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Carissima Susy stanotte ti ho sognata,
Le ali del sonno mi hanno portata in un paese mediterraneo.
Potrei essere in Calabria, in Sicilia, in un paese del nord Africa o in Israele.
La visione dall’alto si allunga su un ampio paesaggio collinoso con larghi avvallamenti. Essiccato dal sole, dai toni giallo, marrone chiaro e miele.
Qua e là piccole catene di colline si raccolgono vicine. Alcune di esse hanno cime e tratti di dorso color verdescuro.
Mi trovo a Piera, un antico paese o borgo.
Una grande casa con la facciata di mattoni, illuminata dal sole è alla mia sinistra. Davanti a me, fra due ali di case, finisce la stradina, davanti al paesaggio. E’ il confine naturale del paese e della collina su cui poggia.
Una piccola piazza quadrata dietro a me, contorna un coloratissimo mercatino rionale. Solide bancarelle di legno consumato dall’uso la occupano al centro, lasciando ampi camminamenti a ridosso delle case. Lame di sole dai tetti a sud della piazza vi si infilano, arrivando ai teloni che sovrastano le bancarelle, mettendo in luce bambini, le mani del fruttivendolo. E’illuminato anche un angolo finestrato del bar davanti al banco della frutta. I tavolini del piccolo plateatico ne impreziosiscono la facciata di legno laccato verde e bianco.
La bancarella della frutta continua ad angolo quella del pesce, a nord-ovest della piazza.
Prugne tonde, gialle, mature occupano quasi tutto il piano, lasciando poco spazio agli oggetti d’uso. Disposte una vicina all’altra, come palloncini grandi e piccoli, luccicanti, trasparenti, bellissime, mi attraggono. Ne compro alcune. Gli occhi vispi di una bimba sorridente compaiono su e giù fra le bancarelle distraendomi.
Il fruttivendolo mi incarta tutte le prugne delicatamente, in carta leggera, chiara, morbida, quella che si usa fra una camicia e l’altra nei negozi o per incartare i palloncini di Natale.
“Le faccio bene, sono le ultime”, mi previene.
La bimba dagli occhi vispi mi si accosta. Prendendomi per mano si dirige verso il lato più illuminato della piazza, a nord-ovest verso il paesaggio. Entriamo nell’androne di un palazzo.
Su per antiche scale mi trovo con naturalezza all’interno di una casa grande. Le porte si susseguono allineate attraverso larghe stanze, come nelle ville venete. Una giovane donna apre e chiude piccoli cassetti di un mobile alto, massiccio, di legno scuro, cercando qualcosa, quasi arrampicata.
Le persone della casa sembrano poche, in realtà le famiglie si disseminano agevolmente negli ampi spazi.
La luce all’interno è soffusa da ampie tende chiare velate e dalla disposizione delle finestre a nord-ovest, verso il paesaggio.
La camera di Luigi occupa una delle ultime stanze. Luminosa, fresca, tutte le tende scostate lasciano entrare a fasci la luce del sole. Disposta a sud-ovest, con una finestra a sud-est ed una a nord.
Al centro della stanza, in un grande lettone matrimoniale, c’è Luigi Così al centro, si potrebbe fare un girotondo attorno al letto.
Luigi è sorridente, le guance con i pomelli rossi. Divertito per essere al centro dell’attenzione, coccolato, conviviale, felice. Davanti a me, in fondo alla stanza, Lia sistema della biancheria. Alla mia destra la figlia Susy in piedi, ci guarda partecipe, contemporaneamente immersa in altre incombenze, altri richiami.
Le lenzuola del letto, bianche, pulite, sono appena state tese, ma è come se ancora volteggiassero. Raggi di sole vi si infilano in continuazione, giocando fra le lenzuola, le gambe di Luigi, il suo viso.
Anzianissimo e morente, è ancora lucido, l’espressione mobile.
In piedi, dalla parte della testa, flessa accanto a lui, con i gomiti appoggiati sul cuscino accanto al suo, io sono il naturale ponte fra le persone della stanza.
Susy e suo padre sono una di fronte all’altro. Lui gode della sua presenza. Lei ogni tanto sorride, guardandolo con dolcezza. Ogni tanto allungo una mano, abbraccio la testa di Luigi che mi lascia fare, divertito, rassicurato, accondiscendente, ma dignitoso come un vecchio re.
Entrambi guardiamo Susy che appare la vera protagonista.
In piedi, partecipe, attenta, ma sorpresa come una bimba al primo giorno di scuola, in attesa, sulla soglia della classe.
Di questo primo giorno conosce solo i racconti, non sa cosa l’aspetta e se dovrà preoccuparsi. E’ un giorno importante per Susy.
Leda
(i nomi, per discrezione, sono differenti)

Leda


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