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Per amore di lei

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=5796
Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: leda cossu
Oggetto: Per amore di lei
Inserito il: 26/10/2003 17:04:17
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Per amore di lei

Poco più che ragazza, tanta voglia di vita, di allegria: Giancarla.
Mano tremula e pronta ad afferrare veloce la mano di un bel ragazzo, un amico, una figura maschile, idea di relazione, solo un’idea.
Mia sorella non ha realizzato i suoi sogni, ma li ha coltivati tutti, per un giorno futuro, chissà. Una rondine in volo. Solo ogni tanto distante, fra un ospedale e l’altro, poi di ritorno, al nido.
Gli occhi pronti, non la parola. La musica della voce non c’è quasi più, un po’ alla volta. Solo un filo, sottovoce e lento. Detta i cruciverba fino agli ultimi giorni. Tante amiche, nessuna da poter raggiungere da sola, con le sue “due ruote”. Aspetta carnevale ed ogni festa per sorridere, sempre. Solo vita la sua, sempre. Anche per il ballo tende le mani, sempre pronta.
Inarca il sopracciglio stupita se qualcuno si sofferma a guardarla, come a dire: Sei qui. Parliamo dài, non guardarmi pietoso. Che c’entra? Voglio vivere ora… anche con te. In silenzio? Non sai che fare? Dammi un bicchier d’acqua, dammela tu, la mia mano non regge… ma se vuoi che ci provi… ti lavo… e giù a ridere, complice. C’è sempre qualcuno che non capisce, “non le danno da bere” raccontano. Non è solo d’acqua che ha sete Giancarla, ma d’amore, pensieri. L’acqua è un pretesto di relazione.

Dove ho sbagliato? Non so. Si chiede mia madre. Non era nata così. Le ragazze con un mal di testa continuo, una depressione post partum finivano in manicomio una volta. Soprattutto le donne, i disabili. Erano il 98% dei ricoveri. E se la malattia era un'altra, pazienza. Abbiamo fatto tutto, fin troppo. La medicina spesso è invasiva, quasi sempre in certi casi. E’ così che si impara una mano leggera nella cura, che si ritrovano quelle antiche, la tradizione che non costa, se non lavoro e di imparare ancora. Servirà per i figli, per gli altri… se vorranno, l’esperienza è un dono, un libero amore per chi l’accetta, per chi cerca un tesoro, non più per lei.
Ancora non sapevamo, l’esperienza “scolastica” era in corso. Era lei la maestra. Era quello il suo compito. Il suo talento: la voglia di vita, di conoscenza, l’intelligenza viva… che non si vede alla prima occhiata.
Un’esperienza preziosa. Impari a dire: Calma, riflettiamo, dove sto andando? Voglio camminare da sola, decidere con la mia testa e fare con le mie mani, nessun flauto magico mi farà raggiungere l’acqua. Un’altra volta? No grazie, ho già bevuto. Ho imparato a nuotare, almeno un po’, posso insegnarlo a chi vuole, ora.

Una settimana prima di partire ci dà un segnale: preparatevi. La rianimiamo, siamo lì di passaggio io e Maria, l’altra sorella ostetrica, già infermiera. Sempre presente Maria, nei momenti cruciali. Ha avuto paura Giancarla, cerca con gli occhi mia madre, dopo.
E cerca qualcosa, sulla libreria. Seguo lo sguardo. L’abatjour illumina una bottiglia trasparente, è acqua di Lourdes in una figura di madre. Aguzza lo sguardo, da tempo non vede bene. Paura, voglia di mamma che c’è, ma non basta mai. Ne serve una grande, che la prenda per mano, senza lasciarla un momento.
Un’idea me la dà Annamaria, la maestra d’asilo di mio figlio. Con velature di carta sovrapposte, fa in una mattina a scuola un paralume grande, trasparente, luminoso, da mettere davanti alla lampada. Una figura di madre, Maria. Tiene in braccio un bimbo, suo figlio. Alla fermata del bus dei bimbi me lo dà in corsa.
Senza parlare, mia sorella mi guarda felice. Ancora complice, grata. Cosa possiamo fare per lei? Per il suo lungo viaggio? I ricordi di bimba, filastrocche, canzoni, piccole preghiere: un riassunto di vita, sottovoce, gioioso.
E le cure del corpo. Ogni disagio graffia l’anima. Il corpo non è mai assente. Come un bimbo che non si addormenta se non è fresco, pulito, con una presenza amorevole accanto, finché non arriva il sonno, ma solo dopo una ninna nanna e poi… la luce del sogno.
Un viaggio non è una cosa triste ed ha bisogno di baci, sorrisi, di riassunti veloci, leggeri. Di immagini da ricordare. Se gli occhi si velano non si vede più bene, non si parte sereni.

Dov’è andata la zia? Le mani di mio figlio mi trattengono. Dopo qualche giorno non posso sottrarmi al suo sguardo, non più. Giancarla è assente, non c’è. Da giorni penso al mio Angelo, al suo: cosa vogliamo dire ai bambini? La storia del compleanno aiuta ancora, all’incontrario: La zia vuole conoscere il mondo, viaggiare leggera, ritrovare gli amici, tutti quanti. Con le sue due ruote… che fatica. E’ salita sullo stesso Angelo che l’ ha accompagnata sulla terra, sulle sue grandi ali. Ma quando torna? E’ in viaggio e farà un lungo giro, amore mio. Da tanto tempo lo desidera. Ma ci vuole bene e ci pensa. Quando vuoi, mandale i messaggi col tuo Angelo.
Sono passati 17 anni da quel volo, qui a novembre, fra poco. Quante conquiste per amore di lei: una visione del mondo... a due ruote. Nessuno può dire che non serva. E’ una scuola di vita e umanizza la comunità, se vuole crescere un po’.
Chi conquista in se un desiderio di vita e chi lo accoglie, aiuta quel Dio dipinto da Michelangelo nella Cappella Sistina, con l’indice teso in un eterno gesto di creazione, d’amore.

Leda


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