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Leggendo tra le righe di un week end qualunque

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=5902
Stampato il: 22/12/2024

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Autore Tema: emofione
Oggetto: Leggendo tra le righe di un week end qualunque
Inserito il: 03/11/2003 15:52:10
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Leggendo tra le righe di un week end qualunque

Venerdì sera: stremato dalla settimana lavorativa ma ancor più dall’ennesimo viaggio Roma-Livorno giungo a casa mia, dove non trovo nessuno ad attendermi. Mi raggiunge dopo un po’ la ragazza che frequento attualmente, ed è una specie di sollievo. Ma devo fare in fretta, la serata è già stata quasi inghiottita dal tempo che mi perseguita.
La saluto dandole appuntamento alla profonda notte/albori del giorno seguente, mi infilo di nuovo in macchina e, dopo aver fatto rifornimento di sigarette + una birretta, mi dirigo verso un locale “danzereccio” dove troverò alcuni amici. Passo il resto della serata con loro, due risate, un po’ di cuba libre col Pampero ma senza esagerare (sarò solo anche al ritorno). Un ubriaco qualunque mi piazza una gomitata in pieno stomaco, dice che devo chiedere permesso quando passo. Non riesco a sorridergli, ma mi limito a fargli capire che fa paura solo a se stesso. Incontro nuovamente la puella, l’ultima sigaretta è quella delle 6.
La serata è stata stancante ed a tratti non capivo proprio perché stessi dove stavo. Proprio no. Ma tant’é. E’ andata, e ho sentito un po’ di calore umano intorno a me.

Il sabato è di quelli da incorniciare, o almeno si preannuncia tale: cena con i (pochi) amici del cuore, partita Milan-Juve come pretesto, tagliata, salsicce, spiedini, ottimo vino rosso (fra cui una bottiglia di brunello di Montalcino del 1996).
Ecco il primo inghippo, anzi no, è un dispiacere: Stefano ha litigato con la fidanzata, di brutto, si sono addirittura lasciati. E’ stato trattato male, parecchio, lui che è persona paziente e molto sensibile. Lo troviamo che piange sconsolato. Cerchiamo di rincuorarlo, forse alla fine ci riusciamo pure, ma, di nuovo, tant’è. Parte di quella sofferenza si è insinuata in me, anche se solo indirettamente. Comincio a rimuginare. Arrivano di lì a breve alcuni altri amici ed amiche, mi torna pure il sorriso, finiamo per dividerci ed un gruppetto del quale faccio parte si dirige verso un noto locale del litorale. Quattro salti, musica ganza, ma le stesse facce che sapevo (scemo) e temevo (ancor più scemo) di incontrare. Torna la nausea. Torna il tremore delle mani. Rimonta il disgusto.
Gianluca mi conosce fin troppo bene, è una specie di fratello per me, io lo sento tale almeno. E penso sia reciproco. Intuisce, è un tipo sagace. Spinge tutti, seppur delicatamente, fuori dal locale. Andiamo a fare colazione.
La serata finisce come quella precedente. Sigaretta delle 6. Mi addormento subito, sono troppo stanco, ma mi addormento male. E mi risveglio peggio.

Domenica pomeriggio, appena alzatomi dal letto. Tutto tace, non c’è nessuno in casa, non c’era nessuno neanche il giorno prima. Faccio una colazione sostitutiva del pranzo, la classica pasta dolce + schiacciata con Tirreno e Repubblica accanto al tazzone di tè. Leggicchio un po’ di Sartre, mi serve una doccia rigeneratrice. Penso di chiamare qualche amico per concordare un incontro. Cambio idea, esco solo. Un caffè in Baracchina, dove trovo due ragazze che conosco da un bel po’. Mi fermo con loro, parliamo del più e del meno. Ma è palese che siamo tutti e tre sul meno andante. Le ringrazio della chiacchierata, mi raggiunge la solita ostinata (nel senso che l’ho avvertita di quanto sono malato de caveza e di quanto rischioso e generatore di “fatica” sia lo starmi vicino) graziosa giovincella. Andiamo a vedere il tramonto, naturalmente sul mare. Quei colori mi inducono una duplice reazione: da una parte sono buono, certamente più tenero di quanto non sia normalmente (molto poco). Dall’altra no. Saranno i succhi gastrici forse. Ma tant’è, non posso farci niente, un sorriso si accompagna ad un morso allo stomaco, poi il morso ridiviene sorriso. E così via.
Alla sera mangio con i miei, finalmente rivedo la mia nipotina, è stupenda. Mi ride praticamente sempre, soprattutto se le prendo la testa ancora pelata (ha 9 mesi) nella mano. E’ un dono, ed è gratis. Non vuole nuella indietro. Non fa scherzi. E’ pura.
Sono tranquillo adesso, mi avvio al cinema. C’è Mystic River. Sean Penn, Kevin Bacon, Clint Eastwood in regia: mi intriga l’idea.
Il film è stranissimo, uscendo dalla sala non so se dirmene profondamente deluso o altrettanto affascinato. Penso e ripenso a cosa Clint Eastwood volesse significare, a quale messaggio volesse trasmetterci.
Nessuno, a parer mio. Nel senso che la morale è che non esiste una morale, che il male è insito nelle persone, non solo per le loro origini o le condizioni sociali o le vicissitudini familiari, ma perché è così. E’ in mezzo a noi. Capitano cose. Anche tremende. Senza una vera ragione. L’unica costante è che vince il più forte, il più “strano” (per non dire altro) dei personaggi. Non basta un trauma della gioventù, non è sufficiente una violenza subita, un dolore troppo forte da sopportare vissuto. Le persone sono come sono. Genetica + caso. Capitano cose. Anche tremende. Vince il più forte. L’avevo anche scritto alla fine del mio libro, ora me ne ricordo bene. Tant’è. Punto.

Stamani viaggio di ritorno, Livorno-Roma, prestissimo. Ma c’è il sole, e non ho i soliti colpi di sonno. Bene. Fino a quando le note di una cassetta con i vortici ascoltata dopo mesi non mi fanno “vorticare”. Mi fermo per rifornimento benzina + caffè. Voglio svegliarmi. E calmarmi allo stesso tempo. Sento il barista e il benzinaio che parlano ad alta voce, compiaciuti e gettandomi sguardi d’intesa, di “quelli lì”, cioè un pulmann di persone di colore, o comunque di etnia diversa rispetto alla nostra. Sento dire “prenderei a mazzate”, vedo il barista che finge di aver rotto il telefono per impedire ad uno di questi signori di fare una chiamata. In circostanze normali sarei già in questura, insieme al barista e al benzinaio, perché mi ci dovrebbero staccare a bastonate tanto terrei stretta la morsa intorno ai loro colli. Oggi no. Stanco, inebetito, faccio finta di non aver capito. Stiro un sorriso non voluto. Mi sto odiando. Ma è passato l’attimo, sarebbe stupido tornare indietro e dire qualcosa come:”guarda che non ridevo a te barista razzista, è la smorfia automatica del viso quando mi presento ad una qualsiasi cassa”. Ma tant’è. Pago, provo compassione, ovviamente non per il pullman ma per i due decerebrati, rimonto in macchina.

Leggo tra le righe di un week end qualunque: vedo cattiveria gratuita nella parole di una donna che non ha capito niente di ciò che conta veramente. Sento sofferenza. Vedo banalità. Avverto disgusto. Trovo anche calore a tratti, ma questo è più un contorno di patate del quale devo ringraziare i soliti (pochi) amici e la solita (giovanissima e graziosissima) ragazza.. Il piatto forte è un cus cus di collera, indifferenza, stupidità, un po’ di sangue, cinismo, molto cinismo. Tanta indifferenza. Con una spruzzatina finale di intolleranza razziale. Mi vien voglia di diventare vegetariano, ma tant’é. Le parole di alcune canzoni mi fanno ripensare a cose belle. Ma se leggo tra le righe, oltre all’ “I’m mad about you” ci trovi sempre un “it is nothing to me”. Nothing to me. E’ indifferente gente, anche noi lo siamo, a tratti. E siamo splendidi, generosi, sensibili esattamente non quando ci torna comodo, non voglio esser così critico, ma quando è il nostro turno. E’ una ruota che gira a caso. Non si può rincorrere il bene, non più di tanto almeno. Bisogna provarci, certo, è nostro diritto/dovere. Ma non possiamo fuggire il male, solo magari imparare a riconoscerlo e viverlo disincantatamente. Perché tutto è. Tutto scorre. Tutto accade. Poco rimane. Niente è predeterminato.. Niente è conseguenza di un’azione scellerata o al contrario nobilissima. Mistero delle fede. Io purtroppo sono sempre più agnostico non perché non creda in un aldilà, attenzione, ma perché non credo nell’aldiquà e negli attori che lo interpretano. Non in tutti almeno. Ma che dico, in pochi. Mi correggo, se chiudo gli occhi posso contarli uno ad uno a mente. Non sono mai stato forte in matematica….


Edited by - emofione on Nov 03 2003 15:53:09

Edited by - emofione on Nov 03 2003 15:56:34


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