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Vecchioni e Deborah Fait

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=8387
Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: Pierluigi Fiorentini
Oggetto: Vecchioni e Deborah Fait
Inserito il: 24/05/2004 12:36:33
Messaggio:

Una bella canzone quella di Vecchioni, anzi lo credevo fino a quando non ho letto la recensione di Debora Fait su “informazione corretta" che mi ha aperto gli occhi, anzi le orecchie. Ora ho portato più attenzione al testo e mi sono accorto che ciò che credevo fosse un malinconico canto inneggiante ad un sogno, che è quello del popolo di Israele che vuole la pace in una terra promessa da Dio, da condividere con tutti gli uomini di buona volontà, arabi compresi, è invece una ingiuriosa presa di posizioni al limite del blasfemo dove si prende gioco di Dio in un macabro sarcasmo, e dove lo spettro dell’intolleranza e del razzismo diventa ancora una volta presente.

Leggete il testo della canzone con il commento di Deborah Fait:

SHALOM (Vecchioni)

C'è un tempo per combattere
e un tempo per sognare,
un tempo per raccogliere,
uno per seminare;
e un tempo per andarsene:
ora quel tempo è mio,
arrivederci padre,
illuminato da Dio.

Un dio che sollevava il mare
come una punizione,
per distinguere gli altri uomini
dalla sua vera nazione:
ma, padre, qui c'era un popolo,
piantato nella terra,
e la terra non può darla Dio,
ma la fame, l'amore di averla.

Come mi pesa questo canto,
padre, tu non sai quanto !
Ma non lo senti che e più forte
la vita della morte?
Shalom, padre, shalom, io vado via.
Ma dov'è casa mia?

A furia di tenerci insieme
per salvare quel che siamo,
ci mancan, padre, gli altri, gli altri,
quelli che noi non siamo;
ci manca, anche se avessimo
soltanto noi ragione,
l'umiltà di non vincere
che fa uguali le persone.

E invece li strappiamo via
in nome del Signore,
come sterpaglia e funghi d'acqua,
nati qui per errore,
dovesse mai succederci,
ad esser troppo buoni
di fare, chissà poi per chi,
la figura dei coglioni.

Arrivederci padre o forse addio:
mio nonno, era mio nonno il padre mio!

Dio come brucia questo canto
brucia più del mio pianto,
padre perdonami, ma è più forte
la vita della morte;
shalom, padre, shalom, io vado via.
Ma dov'è casa mia?

Arrivederci padre o forse addio:
era mio nonno il vero padre mio,
cancellato come un numero
dalla lista delle spese,
ma così tanto più grande
delle offese.

Dio, se mi brucia questo canto
brucia più del mio pianto,
ma tu non senti che è più forte
la vita della morte;
shalom, padre, shalom, io vado via.
Ma dov'è casa mia?

Signor Vecchioni, glielo dico io dov'e' casa mia: qui in Terra di Israele.
E non andro' via e come me non andranno via gli altri ebrei israeliani che qui sono a casa non solo perche' ce l'ha data DIO come lei accenna in modo sarcastico ma perche' ce l'hanno data l'amore, il lavoro, il coraggio, la fede, la volonta' e .... l'ONU.
E ancora: il sionismo nato nel momento stesso in cui ci hanno cacciati di qua e il sionismo nato come movimento politico piu' tardi.
E ancora: le guerre, che se non le avessimo vinte non saremmo stati coglioni ma morti.
E ancora: il rifiuto antico degli "altri" di avere una terra accanto alla nostra PERCHE' era la nostra che volevano.
E ancora: i nostri 20.000 ragazzi morti e poi Kobi, Shalhevet e Tommy e Uri, e Ariel, e Rachel, e David, e Stefano Tache' di Roma, e tanti tanti altri bambini ebrei trucidati, ammazzati perche' ebrei dai novelli nazisti palestinesi.
Non mi sarei mai aspettata da lei, Vecchioni, artista che ho sempre ammirato, una simile analisi superficiale che pare fatta solo per vendere tanti dischi in un paese visceralmente antiisraeliano come l'Italia.
Deborah Fait

Condivido e sono solidale con Israele. E ora ci sono anch’io con voi. E spero che per questo vi sentirete meno soli anche se io sono solo una piccola cosa rispetto ai vostri grandi problemi. Ma il mare è fatto di tante gocce d’acqua, e sono convinto che voi non ne sprecate neppure una. E lo so da come siete stati capaci di coltivare il deserto anche con le risorse più semplici.
Un abbraccio e
SHALOM amici di Israele da
Pier di Milano


Edited by - pier_1 on 24/05/2004 13:11:21

Replies:


Topic author: Elena Fiorentini
Replied on: 24/05/2004 15:15:12
Messaggio:

Grazie per la segnalazione.

Penso però che Debora Fait esageri nel considerare l'Italia "paese visceralmente antiisraeliano."

Lo sappiamo tutti: prima dell'Italia c'è la Francia da dove gli Ebrei stanno fuggendo.

Tuttavia Internet, con pregi e difetti ci da continue informazioni, difficili da reperire con altre fonti.
Quasi come risposta all'abbraccio di Pierluigi con oggi in concerto di sogni nasce "Il teatro dell'Arcobaleno" che tratta di una iniziativa che coinvolge persone circa 20 artisti di varia proenienza e cultura a cui auguriamo un grande sucesso.

Elena



Topic author: Paolo Talanca
Replied on: 18/06/2004 12:15:39
Messaggio:

Con questo mio intervento io non intendo prendere le difese di nessuno. Voglio solo comunicare ciò che da sempre mi ha trasmesso quasta canzone e mi scuso col riprovevole ritardo di risposta. Il ritardo è dovuto al poco tempo a disposizione ed alla complessità e delicatezza dell’argomento.

PREMESSA DI METODO

Nel 1946 ci fu una polemica intorno alla rivista il “Politecnico”. Il direttore della rivista, Elio Vittorini, scambiò delle considerazioni con il leader dell’allora Pci Palmiro Togliatti. Sostanzialmente Togliatti rimproverava a Vittorini l’assenza, nella linea editoriale della rivista, del perseguimento degli intendimenti politici del partito comunista ed il fatto di fare, tramite la rivista, una cultura troppo enciclopedica “dove – cito testualmente dalla lettera di Togliatti – la ricerca astratta del nuovo, del diverso, del sorprendente, prendeva il posto della scelta e dell’indagine coerenti con un obiettivo e la notizia, l’informazione […] sopraffaceva il pensiero”.

La lettera di risposta di Vittorini è un raro esempio di genialità appassionata e lucida disamina degli elementi. Essenzialmente a Vittorini premeva dimostrare come non fosse neppure ipotizzabile una cultura al cospetto ancillare della politica. Lo scrittore siracusano scrisse che c’è una differenza fondamentale tra la politica e la cultura (che spesso “adopera” l’arte per formarsi e diffondersi). Riassumendo brevemente ed in modo assolutamente incompleto, per Vittorini la politica attiene alla cronaca, mentre la cultura tende a occupare i suoi intendimenti nel farsi della storia. Più a fondo, la politica gioca le sue carte in una situazione di statiticità, mentre la cultura punta la sua essenza nel divenire, in una situazione che non già possiede la verità, ma che anzi presuppone la ricerca di questa verità.

Per trattare politicamente un argomento bisogna andare a spulciare la soluzione in un luogo immobile, fatto di regole fisse, di ideologie predefinite, per trovare quella “norma di pensiero” che ci permetta ammantare una certa situazione tramite un vetrino colorante.
La cultura, al contrario, gestisce una certa situazione tramite delle piccole rivoluzioni interne al pensiero, tende verso qualcosa e si muove per cercare la verità, non già per applicare alla realtà un presuntuoso alito di verità posseduta.
Così la cultura è ricerca, movimento verso qualcosa e metodo dialogico e mai fondamentalista.
Scrive Vittorini “Il diritto di parlare non deriva agli uomini dal fatto di <<possedere la verità>>. Deriva piuttosto dal fatto che si <<cerca la verità>>”.

RISPOSTA

La produzione artistica di Roberto Vecchioni non è mai scesa nel campo di una qualità politica nel senso sopra riportato. Vecchioni, mi pare di capire dopo anni di ascolto ed analisi, segue con passione una freschezza ideologica che, per usare le parole di Gaber, “è la passione, l'ossessione della tua diversità”. Il riconoscersi in un pensiero di massima, senza prescindere da incoerenze dovute alla “ricerca di verità”, è una delle prerogative di questo tipo di porsi di fronte al mondo ed alla cose. Nelle parole di Gaber da me riportate spicca fra tutti il termine “diversità”. Questo ci salva completamente da un fondamentalismo che inchioda il pensiero e stordisce il buon senso. Posso assicurare che mai, in Vecchioni, è mancato questo modo di porsi di fronte alla storia ed alle situazioni. Per questo, però, bisognerebbe credere al sottoscritto o, più utilmente, ascoltare con attenzione la produzione del cantautore milanese.

Venendo più precisamente all’argomento di questa mia risposta in merito alla canzone “Shalom”, mi piacerebbe riportare le parole del cantautore stesso.

“Shalom parla di un ragazzo ebreo che, per un attimo, vede la realtà con gli occhi di un altro popolo e, anche se lo ama, dice al padre: me ne devo andare. Ho pensato ai romanzi degli scrittori israeliani, in particolare a Yehoshua, ai suoi personaggi, che vivono un conflitto interiore profondo e non riescono a scegliere. Ho cercato di far capire il disagio di un popolo veramente sottomesso da un altro, senza offendere gli ebrei”.

Ora. Il disagio di cui parla Vecchioni è lo stesso sia da una parte che dall’altra. Nel farsi della canzone, l’autore parla della tragedia dell’olocausto (ed il verso “era mio nonno il vero padre mio” vuole solo mostrare piena solidarietà a tutti i popoli oppressi di ogni epoca, come nelle parole riportate a spiegazione del testo, trascendendo dal resto), ed accenna all’assurdità di una religione che divide. Ci guida in un pensiero di pace profondo nell’espressione

“l’unità di non vincere che fa uguali le persone”

che è una frase indiscutibilmente rivolta non solo ad entrambe le fazioni, ma a molte fazioni impegnate nelle troppe guerre della storia passata ed attuale, ed anche ad ogni singola realtà umana di tirannia, di sopraffazione e di morte.

Quando la Fait rimprovera la comodità di un’opera politica, che pare fatta esclusivamente per vendere di più, non tiene conto del fatto che Vecchioni andrebbe contro i propri interessi. Mi spiego. Il pubblico di Vecchioni non è affatto unicamente schierato, come potrebbe essere quello di Guccini (per il quale però si potrebbero fare molti distinguo). Già solo per questo sarebbe errato (per motivi puramente di target) scrivere una canzone schierata nel modo d’accusa di Deborah Fait. Non credo, inoltre, che nella sua posizione, dopo un certo tipo di produzione artistica, Vecchioni cominci a fare ora canzoni così schierate.
Per tutta la canzone si respira una atmosfera di ricerca della verità. Anche solo il fatto di mischiare i due popoli, ebreo ed arabo, muovendosi da un punto di vista ebreo ma con occhi palestinesi, è un dare atto allo sforzo di analisi dialogica, di attivare le corrispondenze del cuore per riconoscersi nell’altro.
Usare arte per fare arte, tramite il pensiero di romanzieri israeliani come appunto Yehoshua, tramite i sentimenti di chi è direttamente coinvolto, cercando di rispondere alla propria sensibilità ed alla presenza di quella altrui.
Creare qualcosa che non c’era, o quantomeno cercare di farlo senza una staticità ideologica fuorviante e soffocante.

Mi rendo conto che il pericolo antisemita c’è, è vivo e preoccupante. Anche su qualche muro di Pescara mi è capitato di leggere obbrobri del tipo “Palestina libera”, e davvero non si trovano mai adatte parole di disgusto per una situazione così. Il guaio è che questi focolai si sviluppano dietro radici fondamentaliste che sono del tutto sorde ad ogni realtà o discernimento. Molto spesso, peggio, non ci si rende nemmeno conto di quanto odio gratuito si provi.
Davvero, però, non riesco a immaginare uno solo di questi pensieri anti-israeliani che vaghi nel cervello di Vecchioni. Troppe volte i suoi versi, come quelli di altri poeti o pensatori, mi hanno aiutato e non è possibile che tutta la bontà e la voglia di comunicare qualcosa di importante si trasformi così facilmente in odio viscerale.

L’andare via del protagonista, si legga come un utopico primo passo. So benissimo che la realtà trascende (o si ferma prima?) purtroppo dal luogo franco della poesia, che è fatto di carta e penna. So benissimo, posso immaginare, quanto dolore porti la situazione attuale ed in che modo ci si possa sentire quando si è toccati nel profondo, ed assolutamente non biasimo Deborah Fait . Io, in fondo, sono solo un ragazzo che parla, parla, parla.
La realtà è ben più complessa di parole, versi e ritmi giustapposti su quattro accordi. Tuttavia lo sforzo di creare una strada attraverso la cultura, quella vera, non deve essere mai condannato.
Solo attraverso slanci come quello di Vecchioni possiamo, a mio parere, pensare di costruire qualcosa di importante, oltre una idea politica imbarazzantemente soporifera che, sono sicuro, non gli appartiene.

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So che si può vivere non esistendo, emersi da una quinta, da un fondale, da un fuori che non c'è se mai nessuno l'ha veduto


Topic author: Roberto Mahlab
Replied on: 18/06/2004 13:53:44
Messaggio:

La risposta la lascerei ad Amos Oz, lo scrittore israeliano che ha recentemente presentato a Milano il suo libro :"Storia di amore e di tenebra". Nel corso del dibattito che ne e' seguito, ha affermato che nessun ebreo oggi permette piu' agli europei, seduti a guardare la situazione da lontano, colmi di notizie fasulle e di pregiudizi, di giudicare Israele e di giudicare anche gli arabi, che a loro volta hanno subito dagli europei.

"Me ne devo andare" frase riferita ad un presunto abitante di Israele dalla canzone di Vecchioni, non e' un entrare nella mente degli ebrei, e' una falsificazione storica che proviene al solito da ambienti di sinistra, gli ebrei non se ne devono andare perche' non occupano un paese altrui, ma il loro fin dai tempi dei tempi, la nascita di Israele non e' stata un regalo degli europei agli ebrei, l'Olocausto in Europa ha ucciso sei milioni di possibili cittadini di Israele ed e' stato uno dei tanti episodi della guerra di sterminio che nel corso dei secoli gli europei hanno condotto contro gli ebrei. Israele e' sempre esistita e la sua rinascita dopo secoli di barbarie era gia' iniziata al tempo di Herzl, alla fine dell'ottocento.

Le parole di Vecchioni, come quelle di una buona parte della sinistra
italiana, mostrano l'impossibilita' di guardare il mondo con gli occhi degli altri e non la capacita' di farlo.
Io credo che il cantautore, che tra l'altro si e' recentemente scusato con la comunita' ebraica per altre questioni simili, dovrebbe parlare del suo paese, quello che conosce, e non di paesi e popoli che non conosce e di cui certamente in Europa si ha scarsa informazione.

Il popolo ebraico rifiuta di dover accettare, dopo il razzismo, addirittura lezioni dall'Europa, Yeoshua ha scritto recentemente un piccolo libro, riguarda l'antisionismo e l'antisemitismo e, come gli esponenti della sinistra israeliana, quella e' una vera sinistra, ritiene che la soluzione del conflitto sia dividere i due popoli, fino a che anche uno stato separato palestinese sia in grado di dotarsi della sensazionale democrazia di cui gode Israele, altro che andare via, che gli ebrei pensino o debbano andare via e' una visione tutta personale di Vecchioni, magari una speranza di una certa sinistra italiana. Che se lo scordi, dico io.

La guerra continua a causa del terrorismo che tiene in ostaggio i due popoli e non perche' qualcuno se ne debba andare, la filosofia politica e le convenienze commerciali europee non hanno nulla a che vedere con la situazione di fatto.

Concerto di Sogni ha ospitato le parole dei palestinesi e degli israeliani e abbiamo dimostrato, guarda caso, che entrambi dicono cose parecchio opposte alle tesi in voga presso una certa sinistra europea. Come del resto abbiamo riportato le parole dei nostri amici iracheni che dicono l'opposto sulla situazione di quanto propone una certa sinistra europea. Nel mondo ci sono sei miliardi di "compagni che sbagliano"? Oppure e' la sinistra che ha perduto la sua coscienza e il significato della sua esistenza, quel famoso e meraviglioso "no pasaran" che la vide contro le dittature nazifasciste?

Il segretario del partito dei democratici della sinistra, onorevole Piero Fassino, e' intervenuto poco piu' di un mese fa ad un incontro della benemerita "sinistra per Israele". A noi ha dichiarato che la sua visione e' di trovare un modo preventivo per abbattere i dittatori, senza guerra preventiva, poi, uscito da noi, e' andato a votare contro addirittura l'Onu sull'Iraq.
Nello stesso incontro diversi esponenti dei partiti della sinistra italiana hanno sinceramente informato il pubblico di frange al loro interno che utilizzano lo stesso linguaggio dei gruppi nazisti quando si parla di Israele, degli ebrei e del sionismo. Le personalita' del mondo della statistica hanno aggiunto le rilevazioni secondo le quali all'estrema sinistra gli stereotipi antiebraici hanno superato in percentuale gli stereotipi presenti all'estrema destra.

Le persone di sinistra in Italia devono, a mio avviso, svegliarsi e pretendere che la sinistra torni a fare la sinistra e a propagare quelli che dovrebbero essere senz'altro gli ideali della sinistra, contro le dittature, per la liberta' e la democrazia dovunque.

Ma questa strada non la si persegue inventandosi inni sull'abbandono degli ebrei della loro Terra o sulla demonizzazione di chi ha perduto la propria vita per abbattere i tiranni che macellavano gli iracheni.

Cosi' facendo non si avvicina la pace, ma si semina la disinformazione e la guerra.

"Me ne devo andare", ma andare dove? in quale luogo non c'e' il sangue dei massacri subiti del nostro popolo? ci vorrebbe l'onesta' di dirci che dobbiamo andarcene dal pianeta. Ma mi sa che non saremmo d'accordo stavolta e rispondiamo con l'inno dello Stato di Israele, Hatikva', "la speranza", di un mondo diverso.

Roberto



Topic author: Elena Fiorentini
Replied on: 19/06/2004 14:59:23
Messaggio:

Il fatto molto grave che non è la sola canzone di Vecchioni antisemita.
Ne è stata segnalata un'altra a cui ha fatto seguito la segnalazione da parte di Reiban ( consigliere della Regione Lombardia)a nome di un nutrito gruppo di persone. Vecchioni, che ha inserito questa seconda canzone in una sua raccolta, ha promesso che d'ora in poi non la canterà più in pubblico....ma l'album gira...
maggiori dettagli li invierà Pierluigi.

Elena

Edited by - Elena Fiorentini on 19/06/2004 21:17:13


Topic author: Pierluigi Fiorentini
Replied on: 22/06/2004 13:47:43
Messaggio:

Non credo che attualmente sia necessario essere alla ricerca della verità sulla questione Israele, dal momento che la verità esiste già ed è chiara e senza “ma”, senza “se”, senza “però” e senza “tuttavia” . E usare una tragedia umana come spunto artistico, oggi lo trovo tanto superfluo quanto disdicevole sotto qualsiasi sfumatura, anche quella più apparentemente apprezzabile e che riguarda la pace. E non dimentichiamoci che ormai Isralele la pace non la cerca più, non ne ha più motivo, dal momento che le viene offerta a delle condizioni inaccettabili. E la condizione numero uno è il lasciare le loro terre agli arabi. Tutte, anche quelle che a loro vennero assegnate nel ’47 con la risoluzuine n°181, dalle Nazioni Unite. E in questo modo il popolo di Israele verrebbe retrocesso di migliaia di anni, in una nuova diaspora e di conseguenza verrà annullato con un solo colpo di spugna il lavoro lento e meticoloso dell’artefice del sionismo Teodoro Herzl. Dopodiché: punto a capo. E proprio per queste ragioni oggi Israele combatte esclusivamente per la sua sopravvivenza a tutti i costi.

Sono pur tuttavia interessanti le citazioni dei due importanti personaggi dell’immediato dopoguerra, il giornalista, scrittore e penso anche filosofo Elio Vittorini e lo statista, sia pur discusso ma pur sempre un grande statista e politico, Palmiro Togliatti. Ed è interessante il loro dialogo sul vero significato di parole e concetti quali “verità certa” “ricerca della verità” “politica e cultura” . Ma temo che con questo tipo di analisi ci stiamo allontanando troppo dalla concretezza dell’argomento, pur apprezzandone gli intenti intelligenti di Paolo Talanca. E pertanto non credo che sia necessario ragionarci molto dato che le risposte da dare sono solo due, e ciascuna in contrapposizione all’altra e che sono: la verità e la menzogna. Solo che nel caso specifico di Israele questa verità è ben visibile e basata su pochissimi punti ma bene documentati, mentre la menzogna è invece occultata dalla propaganda e da un retoriaca articolata e diffusa, e perché no? anche da una bella canzone.
Grazie in ogni caso per le vostre belle risposte e anche quella di Roberto Mahlab.
Pierluigi


Edited by - pier_1 on 23/06/2004 13:39:34


Topic author: Elena Fiorentini
Replied on: 25/08/2004 17:05:08
Messaggio:

Per concludere:
un kamikaze è una persona crudele e cattiva, senza "...se..." e senza ..."ma..." e un Ebreo dove potrebbe andare?
Shalom.
Elena


Edited by - Elena Fiorentini on 27/08/2004 10:06:26


Topic author: Admin
Replied on: 28/08/2004 08:54:35
Messaggio:

Per completezza rispetto a questo thread cosi' diverso e fuori dagli standard di Musica e Canzoni.. ma pure cosi' importante per i temi che su concertodisogni abbiamo sempre trattato con molta attenzione ho deciso di riportare un testo che ho trovato molto bello...

E' la lettera aperta di Yasha Reiban all'epoca Rappresentante della comunità ebraica di Milano..


Caro Vecchioni,
in molti ti seguiamo con affetto e interesse. Sappiamo quanto la musica tocchi nel profondo chi la senta più di mille ragionamenti. Anche per
questo abbiamo ascoltato con attenzione e preoccupazione "Rotary Club of Malindi",
il tuo ultimo album, e in particolare "Marika", la canzone in cui parli delle ragioni di una giovane terrorista. Abbiamo apprezzato la tua
sensibilità quando hai deciso di non cantare questo pezzo a Torino, a pochi
giorni dall'attentato di Madrid. Marika infatti non è solo una canzone.
Marika è stata in Spagna pochi giorni fa e da quasi quattro anni oramai gira per le strade di Israele. Entra nei pub, sale sugli autobus dei bambini che vanno a scuola, colpisce nel porto gli operai. Marika è la giovane palestinese che a Haifa entrando in un ristorante si è premurata di
spingere al centro del locale una carrozzina con un neonato e poi si è fatta esplodere. Marika quel giorno uccise decine di persone, ebrei e arabi che mangiavano insieme, e ne ha massacrati 952 in 4anni, senza contare i feriti e i mutilati. Marika è spietata, ha reclutato bambini palestinesi per trasportare esplosivi, ha insegnato loro a odiare, a desiderare il martirio
e a uccidere gli "ebrei che sono scimmie e maiali". Se domani sera a Milano Marika venisse al tuo concerto moriremmo anche tutti noi. Madrid come Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa come Nassirya.

Vorremmo cogliere l'occasione di questa canzone, che - diciamocelo - ci ha tanto ferito, per incontrarci e confrontarci. Troviamo i modi e i tempi per parlarci. La pace che tutti desideriamo passa necessariamente dalla sconfitta di Marika, per la difesa certo delle nostre libertà, ma anche per la conquista delle libertà delle
tante donne e dei tanti uomini che vivono oggi oppressi dalle dittature arabe e dal fondamentalismo religioso.


Yasha Reibman


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