La visita mistica
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da : Concerto di Sogni
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Stampato il:
22/12/2024
Tema:
Autore Tema: Gabriella Cuscinà
Oggetto:
La visita mistica La visita mistica Avevo deciso di trascorrere le vacanze di quell’estate visitando alcuni antichi paesini del nostro bel paese. Il fatto risale a qualche anno fa.
Inserito il:
03/07/2004 18:12:23
Messaggio:
Capitai in un Comune noto per le sue bellezze artistiche e soprattutto per il retaggio di una illustre Santa, la cui casa è meta del pellegrinaggio di molti devoti.
Proprio la visita di quella casa fu indimenticabile per le numerose testimonianze ed avventure che vi sentii narrare.
L’agglomerato urbano della cittadina si estende irregolarmente sui contrafforti circostanti e si dirama per strade strette e tortuose, di struttura ancora medioevale.
La via che conduce alla casa della Santa è pericolosamente ripida e in discesa.
Ricordo che era talmente scoscesa che procedetti camminando di fianco. Quando vi arrivai, ero in difficoltà e per poco non rischiai di cadere.
Un signore si avvicinò a sorreggermi e cominciò a narrare le disgrazie causate da quella viuzza costruita quasi a fil di piombo.
“Cara signora,” esordì “ questa strada è dannatissima!”
“Effettivamente pare che conduca all’Inferno anziché alla dimora di una Santa,”
lo assecondai.
“Pensi che alcuni visitatori, avanzati negli anni, non riescono a fermarsi e spiccano una corsa giù per la contrada che quasi sempre si conclude con una testata contro il muro quattrocentesco.”
“Ma davvero!”
“Io pure sono anziano e l’altro giorno, nell’accompagnare alcuni giovani seminaristi, non potei trattenermi e precipitai, quantunque i ragazzi tentassero di frenare la mia corsa.”
Devo dire che questa narrazione aveva solleticato e risvegliato il mio sano senso dell’umorismo.
Nel frattempo vedevo un altro signore in ginocchio che piangeva e si lamentava.
Poco dopo, mi fissò e cominciò a rivolgermi queste frasi deliranti:
“Devo chiedere perdono alla Santa! Devo chiedere perdono alla gente del mio paese e pregherò Dio per il bene di tutti!”
Mi avvicinai con spirito solidale e lui continuò:
“Ho fatto venti anni di carcere e adesso so cos’è il dolore. Qui nessuno mi vuole più,
ma io voglio essere perdonato e allora coloro cui ho fatto del male mi devono mettere in croce, come nostro Signore.”
“Ma che dice! Non esageri, coraggio, si calmi.” Cercavo di confortarlo.
“No! Mi devono mettere in croce su un albero e lì morirò per meritarmi il loro perdono.” E continuava a piangere e singhiozzare.
Si era formato attorno un capannello di curiosi che osservavano e ascoltavano.
Un'altra signora intervenne a narrare le sue disavventure.
“Io ho un bambino che non è normale e vengo qui a pregare per lui.”
Mostrai la mia partecipazione e lei proseguì:
“Per noi genitori è uno strazio. Con suo padre si comporta stranamente e l’ha preso di mira. Mio marito è molto impressionato e sta poco in casa.”
“Perché signora? Dovrebbe invece cercare di capirlo e aiutarlo.”
“Macché! Quando il padre meno se l’aspetta, lui di scatto gli dà una pedata nelle parti basse e poi si mette a ridere. L’ultima volta, mio marito si stava vestendo per andare al lavoro. Proprio mentre era piegato per allacciarsi le scarpe, il bambino ha preso la rincorsa e l’ha colpito in basso così violentemente che quello è svenuto. Ora spero di ottenere dalla Santa che non lo faccia più scalciare.”
Attorno a me la cerchia di astanti era aumentata. Molti ascoltavano e altri erano pronti ad esporre le loro disgrazie. L’ultima testimonianza fece sghignazzare tutti.
Fu di un signore, male in arnese, che scuoteva la testa e pareva seriamente preoccupato.
“I medici continuano a darmi delle pastiglie calmanti,” esordì “ma a volte penso di essere stregato perché mi capitano delle cose molto strane.”
“Non esageri, le malattie ci prostrano, ma non dobbiamo mai perdere il raziocinio.” Cercavo di essere la voce della ragione.
“Eh cara signora! Pensi che sento degli strani gorgoglii dentro lo stomaco e i muscoli dell’addome cominciano a ballare, le gambe mi tremano e l’eruttazione diviene rumorosa. Dopo, inizio ad emettere rumori anche dal di sotto e nello stesso tempo, sbatto le ciglia quasi al ritmo degli sfoghi anali.”
Il mio senso dell’umorismo era messo a dura prova e non riuscivo più a mantenermi seria. Come me, anche altri.
“Quando mi prendono queste crisi, bisogna che stia coricato altrimenti i rumori anali si trasformano in vere e proprie scariche diarroiche. Ma ciò che mi meraviglia è che
quando ho questi attacchi, la mia virilità si accentua e il mio organo sessuale diviene rigido. Invece quando il mio stomaco è calmo, non sento il bisogno dell’atto sessuale.”
“Certo dovrebbe farsi visitare da uno specialista,” dissi, trattenendo a stento le risa.
“Visite, specialisti! Non servono a niente, perché quando sono a letto con mia moglie, mi viene una grande malinconia, e lei non mi capisce. Dice che sono matto e che devo andare in manicomio. Mia moglie pesa novantacinque chili e le è spuntata la barba. Ormai la mia ultima speranza è una Grazia della Santa. Che la faccia dimagrire e le faccia cadere tutti quei peli dal viso!”
A questo punto, tutti quanti ridevamo a crepapelle. Per me, quella che doveva essere
la visita ad un luogo mistico si era trasformata nella partecipazione ad una rappresentazione da cabaret.
Gabriella Cuscinà
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