EROI... SOSPETTI !
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22/12/2024
Tema:
Autore Tema: zanin roberto
Oggetto:
EROI... SOSPETTI ! EROI...SOSPETTI ! Dicembre 1918, Treviso, il fante Lorenzo Danelon scortato in una stanza semi vuota e male illuminata viene interrogato da una commissione militare sul suo operato durante gli anni di guerra. di Zanin Roberto
Inserito il:
13/09/2004 17:16:46
Messaggio:
Ha 22 anni, è nato a San Vito al Tagliamento (PN), nel 1896, ha combattuto su più fronti, è stato fatto prigioniero sull'Isonzo ed è poi scappato a casa a piedi subito dopo l'armistizio di un mese prima.
Ma lo Stato Maggiore italiano vuole indagare sulla possibilità di diserzione di qualsiasi soldato fatto prigioniero, come dice D'Annunzio "gli imboscati d'oltralpe" non la devono far franca.
Ricorda ora un'episodio del rientro a casa dalla prigionia, gli scotta come la febbre malarica provata quando era prigioniero, le parole d'un tenente incrociato presso il paese di Bertiolo, pochi giorni dopo l'armistizio: " Ragazzi, guardate i traditori della patria" parole caustiche che vescicavano più delle marce alpine, pronunciate da chi la guerra forse l'aveva fatta nelle retrovie.
La ricostruzione procedeva fastidiosa, il povero italiano, frammisto a dialettismi parlato da Lorenzo s'infrangeva con quello burocratico e distaccato degli ufficiali esaminatori.
La memoria va al 30 maggio 1917, a Iamiano, vicino a Doberdò del lago. La prima linea era una grande trincea di cemento armato, l'atmosfera era tesissima, si vociferava che dalla vallata non ritornava indietro nessuno, solo morti, feriti o prigionieri e il fatto di aver visto il generale in capo Armando Diaz in visita, passargli al fianco simile a suo nonno piccolotto e bianco di capelli, non gli rinsaldava l'umore.
Di colpo il tuono delle granate squassava l'aria e il terreno pietroso diventava una bolgia, la polvere densa del pietrame sbriciolato annuvolava tutto e non si vedeva che a due metri di distanza,il runore assordava tanto che per ore non si riesce a comunicare se non parlando all'orecchio del compagno.
La sua compagnia di mitraglieri Fiat è sparsa entro buche scomode e puzzolenti, in un terreno arato dalle esplosioni e pregno di schegge, pallottole, sangue, sudore, ferri fusi, reticolati spezzati, carne e lacrime.
I volti imbiancati, la gola arsa e secca, il pensiero alla mamma, alla fidanzata, poi cala il silenzio e il concerto di cuori che pulsano giovinezza riprendono a dar vita alle emozioni, alla paura, al coraggio, alla pietà, in quel deserto.
Al mattino una pioggia di shrapnel dilania con le sue schegge assassine chi non osa ripararsi ed ecco uscire dalla linea nemica una valanga di austriaci che sparano con le mitragliatrici, sfondano quota 144 alla sua destra.
Lorenzo e la sua compagnia rispondono al fuoco, fino a bruciare le canne arroventate delle loro armi di qualità inferiore,allora si passa alla baionetta.
Sparano dietro i nostri, sparano davanti gli austriaci, sparano a destra gli austriaci, sparano a sinistra i granatieri, e loro li al centro in trappola, senza uscita, con l'idea della morte presto assecondata.
Le mitragliatrici spazzano come una scopa lo "sporco" della sacca italiana, Lorenzo sente la raffica alle spalle poi un "oi...!" e il peso del suo compagno cadergli addosso.
Dio...
Ritorna la raffica per saldargli il conto, Lorenzo balza fuori appena in tempo e si getta in un nuovo cratere mentre le pallottole martoriano i corpi che sono a terra, a saziare l'infame tributo che l'odio d'una guerra vuole.
Il mitragliere del 245° reggimento si guarda attorno, nessuno a destra, ne di fronte, ne dietro, pochi inebetiti superstiti a sinistra, strazianti lamenti in fondo, un pianto soffocato, e preghiere fievoli che spirano senza il tempo d'un segno di croce.
La pattuglia austriaca in rastrellamento li fa prigionieri, è il 04 giungo 1917.
Il fazzoletto di Lorenzo asciuga il naso umido,gli occhi rossi che nascondono tante cose che nel racconto non ha ricordato, l'ufficiale lo rincuora, gli batte una pacca sulla spalla e rigirandosi le dita delle mani si guarda il pollice monco della mano sinistra, amputato per infezione in prigionia.
L'Italia ha vinto questa guerra, ma l'economia è alla fame, invece di ringraziare i tanti eroi che l'hanno combattuta si ostina a cavillare sull'operato di onesti contadini che hanno l'unico torto di essere sopravvissuti.
Quando un anno dopo a Lorenzo danno il congedo illimitato si legge che: "durante il tempo passato sotto le armi ha tenuto buona condotta ed ha servito con fedeltà ed onore", il foglio gli scivola dalle mani e cade sul tavolo di legno massiccio, lo sguardo esce dalla finestra a contemplare una lunga fila di granoturco appena nato, alza gli occhi al cielo e sorride, pensa che oggi sarà una buona giornata per la campagna.
LA VICENDA NARRATA PRENDE SPUNTO DAL DIARIO DI GUERRA DI DANELON LORENZO, RISCOPERTA E COMPOSTA DAL NIPOTE IVANO.
RINGRAZIO FIN D'ORA PER AVER BENEFICIATO DI QUESTO INEDITO SCRITTO E SPERO DI AVER CONTRIBUITO A RENDERE GIUSTIZIA AL SACRIFICIO DI UN RAGAZZO CHE SI RAPIVA DI FRONTE AD UN BIONDO CAMPO DI FRUMENTO MA CHE HA SERVITO LA PATRIA CON L'ONESTA' PROPRIA DEI FRIULANI.
GRAZIE.
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