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FAHRENHEIT 9/11 film

Stampato da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=9522
Stampato il: 22/12/2024

Tema:


Autore Tema: zanin roberto
Oggetto: FAHRENHEIT 9/11 film
Inserito il: 09/10/2004 19:50:17
Messaggio:

FAHRENHEIT 9/11

di Zanin Roberto


L'America, gli States, meglio gli Stati Uniti sono sempre stati per noi europei la frontiera, da un secolo il "faro" della modernitą, da lą veniva il progresso tecnologico, superpotenza da imitare e emulare.
Michael MOORE in Fahrenheit 9/11, film documentario dal coraggioso taglio giornalistico denuncia la presidenza Bush, č questa l'America che mi piace, con i suoi pionieri che varcano la frontiera, in questa caso della veritą!
Ormai viviamo in una societą piegata al potere del profitto, dell'inganno, della truffa, del raggiro che virano nel loro significato etico da termine negativo a necessario!
MOORE fa chiarezza sulla condotta del presidente Bush, eletto con truffa avendo perso le elezioni, insediato alla Casa Bianca con una forte contestazione popolare, piegando il senato al suo volere, intrecciando proprio con la famiglia del "mortale nemico" Bin Laden affari fin dai tempi di suo padre.
Le immagini tutte documentate dal vero, puliscono la patina di bugie, di menzogne su una guerra, quella dell'Iraq che nulla ha a che fare con gli attentati alle torri gemelle.
Il reclutamento di soldati che vadano a morire per la "libertą e la democrazia" sono effettuate in cittadine sporche e degradate dalla miseria, in cui la disoccupazione raggiunge il 50%.
Ben equilibrato nel racconto, il regista non lascia spazio a interpretazioni, a considerazioni personali, tutto č registrato con disarmante puntualitą, le conclusioni morali, etiche, politiche sono solo un risultato gią acquisito.
Questo presidente esce dal suo racconto demolito, ridotto a squallido ragioniere di interessi personali, eppure l'angoscia che dovrebbe prendere tutti e che sia ancora perfettamente in corsa per essere riconfermato.
Grazie a Michael MOORE; lui rappresenta ancora quell'America dei valori in cui mi piace riconoscermi.
Ridateci Lincol, Kennedy, Martin Luter King, perchč il mondo ha bisogno di un ' America onesta e leale che guardi all'umanitą con giustizia.
Fahrenheit 9/11 č un contributo importante per capire che la veritą non muore mai!

Replies:


Topic author: Roberto Mahlab
Replied on: 09/10/2004 23:30:09
Messaggio:

Ho anche io visto Farenheit 9/11 e ho avuto la sensazione opposta a quanti lo hanno considerato un film veritiero.
Che risponda ai valori democratici degli Stati Uniti, sono d'accordo, negli Stati Uniti tutto e' possibile, narra una nota barzelletta che un americano e un russo dei tempi dell'unione sovietica discutono, "io posso scendere in piazza a New York e parlare male degli Stati Uniti", dice l'americano, "anche io posso scendere in piazza a Mosca e parlare male degli Stati Uniti", replica il cittadino sovietico.

La mia impressione e' che la prima parte del film di Michael Moore sia un capolavoro del non dire nulla, insinuando tutto, accuse che si fermano ai si dice o si inventa, messe giu' come fossero la assoluta verita', scene apertamente tagliate, proprio per riprendere i personaggi e far loro dire cio' che non hanno detto. Un pamphlet che non sta in piedi, una cascata d'astio, come la scena in cui il presidente degli Stati Uniti continua a leggere poesie ai bambini, quando appena gli hanno comunicato la strage delle due torri. Il presidente non si alza subito, continua a leggere le fiabe, ma che cosa doveva fare secondo il regista, gettare il libro per terra e urlare ai bambini che i terroristi avevano fatto strage? Michael Moore e' talmente accecato dall'odio che non si e' reso conto che ha fatto il contrario di quanto si proponeva e ha reso invece umanissimo il presidente Bush.

Tra parentesi, negli Stati Uniti, il paese chiamato in causa, non sembra proprio, dai sondaggi, che i cittadini la pensino come Micheal Moore, non per nulla il film viene idealizzato, chissa' mai perche', in Europa.

Il film buca clamorosamente quando vuol dimostrare che la presidenza non protegge il paese dal terrorismo, c'e' la lunga scena del poliziotto dell'Oregon che si lamenta di essere solo a controllare la costa dello stato, e allora? c'e' un'altra lunga scena in cui vengono criticati i controlli alle persone che si recano agli aereoporti, e allora? ma poi ci sono scene di esperti che si chiedono come mai l'amministrazione non e' stata invece piu' dura, come mai non hanno arrestato la famiglia di bin laden, non bin laden, si badi bene, ma la sua famiglia. Dunque Michael Moore e' garantista e paladino dei diritti civili solo quando gli fa comodo.

C'e' un unico momento, secondo me, che rende il documentario commovente e valido, la parte che parla della guerra. Ma il messaggio secondo me deve essere diverso da come e' stato colto in Europa, vedendo quelle immagini ho compreso parole che avevo letto sul corriere della sera, l'orrore della guerra, non ci sono guerre giuste e umane, ci sono guerre che si combattono per molte ragioni, ma il pensiero e la visione di come le vite vengono orrendamente falciate nella sofferenza deve rimanere sempre ben fisso nella nostra mente, la differenza tra noi e i terroristi assassini.

Eppure non una parola Michael Moore spende sull'Iraq precedente, sull'arma di distruzione di massa che si chiamava saddam hussein, non una intervista per rendere il suo documentario davvero un documento che possa passare alla Storia come il racconto delle vicende di tutte le parti coinvolte. La ragione e' che Michael Moore non voleva realizzare un documentario storico o che rispettasse la cronaca, voleva solo esprimere tutto il suo odio per il presidente attuale degli Stati Uniti, non accorgendosi, a mio parere, che l'odio non permette la chiarezza, ma solo l'invettiva, spesso senza ragione.

Si e' detto che Michael Moore abbia girato il documentario perche' e' un patriota americano e su questo sono d'accordo, il suo amore per il paese si legge, nonostante una falsificazione politica che infastidisce, in ogni inquadratura.

Ma nulla, secondo me, consente all'Europa di portare sugli scudi il regista o il suo documentario, infatti molta parte delll'Europa non ha proprio nulla di cui andare fiera, se nelle piazze di molte capitali si fosse manifestato contro la dittatura irachena, forse il dittatore assassino si sarebbe piegato alle pressioni internazionali. Ma nelle piazze di molte capitali d'Europa si manifesta contro una parte sola, le dittature e il terrorismo non esistono, ma questo dovrebbe essere la trama di un altro film, che fino ad ora non si vede chi abbia il coraggio di girare.

E comunque sia, oggi l'Afganistan ha tenuto le sue prime elezioni libere e speriamo presto accada lo stesso in Iraq.
Io spero che Michael Moore, da patriota americano, sapra' anche allora esprimere la fierezza di essere cittadino di un paese che, criticabili o meno siano le azioni, e' in grado di continuare la strada della liberazione dei popoli.
Basta leggere il sito gemellato con concerto di sogni e cioe' :

http://iraqthemodel.blogspot.com/

per avere una idea della situazione alquanto piu' equilibrata rispetto a quella portata sulla scena da Michael Moore e del tutto differente da quella che viene raccontata su molti media europei.

Roberto


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