Racconto
Stampato
da : Concerto di Sogni
URL Tema: https://www.concertodisogni.it/mpcom/link.asp?ID ARGOMENTO=9908
Stampato il:
23/12/2024
Tema:
Autore Tema: Roberto Estavio
Oggetto:
Racconto
Inserito il:
16/11/2004 14:49:47
Messaggio:
FUSTAGNO A BRICIOLE
Giovanni è stato il mio miglior amico. Un sodalizio nato verso la fine degli anni settanta ai tempi delle Magistrali quando imperversavano gli Indiani Metropolitani e le spaccate degli Autonomi.
Io ero un inquieto adolescente, lui all’apparenza un adulto già navigato.
Quasi secchioni a scuola, distaccati fuori; il destino ha voluto che ci incontrassimo seduti, fianco a fianco, su un autobus di linea.
Mi incuriosiva, mi indisponeva.
Ricordo quel giorno di primavera, il cielo coperto, le nuvole basse.
Si levavano le foglie che un dolce vento faceva imbizzarrire. I nostri sguardi furono il lampo di un momento. Rividi in lui un padre diverso dal mio. Una scarmigliata pettinatura teneva a freno capelli neri come il catrame. Naso adunco, pelle olivastra, sudaticcia : un corvo imprigionato da una spessa patina di brillantina.
I vestiti li raccoglieva da vecchi amici: operai alla Fiat, elettricisti dell’ENEL. Si divertiva ad accostare indumenti imbalsamandosi in completi dalle tonalità cromatiche scure. I pantaloni erano sempre gli stessi, di fustagno: un peluche che si portava appresso.
La sua era ( è ) una vita provvisoria.
Spesso ci si vedeva sulle colline torinesi. Ci piaceva correre lungo le stradine impolverate mentre alte si levavano le faville di sterpaglie messe a bruciare.
Immerso in questo profumo di erba, mischiato a cenere, lui avanzava nella salita sorretto da una rigidezza dolorante e disperata. Mi punzecchiava dicendomi che avrei avuto una vita agra come un limone acerbo. Mentre tentava di scuotere la mia vita, però, mi parlava della sua. Da una folta siepe di sopracciglia nere mi diceva che presto aveva lasciato la casa materna per infilarsi in due stanzoni del centro storico di Torino.
Dentro anche un lavandino ricavato da una vecchia mangiatoia per mucche.
Fuori un ballatoio che portava ad una turca.
Mi raccontava che i primi tempi non apriva quasi mai gli scuri. Talvolta osava scrutare il cortile attratto da un insolito vociferare. Ben presto si era abituato a queste acute frasi .
Si era staccato dal sua madre ma non riusciva a staccarsi dalla sua casa temeva il mondo: per anni al ritorno dal lavoro si sarebbe consolato con una bottiglia di sambuca.
Lo avrei amato in maniera pudica e passionale. Niente sesso solo la passione del camminare e la ricerca di teneri volumi tascabili da regalargli ogni fine mese.
roberto estavio
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