Ieri sera, entrata di Shabbat in pandemia. I familiari sparsi per tutti gli skype del pianeta alzano esasperati gli occhi al cielo alla mia dotta questione :"non si trovano le candele e non si può andare in giro a cercarle, me ne sono rimaste di enormi, se ne accendo due di quelle e dopo due ore le spengo, altrimenti rimarrebbero accese più degli otto giorni in cui bastò la cera nel Tempio di Gerusalemme per Hanunkkà, è permesso?".In mille lingue :"boh", "ma che domande", "ma guarda se è il momento di interrogarsi su cose del genere", "ma fai quello che vuoi", fino a un dubitativo :"in emergenza tutto è permesso".
In realtà è una questione che non si porrà prima di due settimane, proprio fino alla vigilia di Pesach, perché ho ancora quattro, minuscole, candele di compleanno e ieri sera ho acceso le penultime due.
E il prossimo Shabbat le ultime due piccole nella speranza di non dover pormi la questione la settimana successiva, perché la preghiera è che con Pesach si passi nel mondo intero dalla schiavitù alla libertà. E come fece il popolo ebraico l'umanità intera dirà al virus, nuovo malvagio faraone :"let my people go".
E la settimana successiva troverò nuovamente in vendita le candele piccole e non si porrà il quesito per quelle grosse. Sarà come se le candele piccole di ieri sera e della prossima settimana rimanessero illuminate fino ad allora, un nuovo Hannukkà insieme a Pesach.
Quattro piccole candele, due feste di libertà.
Roberto Mahlab