Domenico De Ferraro
Emerito
Italy
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Inserito - 22/10/2006 : 09:04:53
CANTO DI AUTUNNO Gemendo in un alito di vento le foglie in quest’autunno mite vengono portate via al suono d’una meditabonda melodia. Scolorano gli alberi si tingono di rosso avvolgono ogni cosa nei loro soavi colori colline calanti nel mare tra i boschi marini sui monti primitivi per valli ombrose le donne s’aggirano per le strade vestite di faticosi pensieri trascinando seco la vita nei pressi della verna. Io vidi dalle solitudini mistiche staccarsi una tortora e volare distesa verso le valli immensamente aperte. Il passaggio cristiano segnato di croci inchinate dal vento ne fù vivificato misteriosamente. Volarono via sul dorso delle foglie i ribelli pensieri. Lontano dispersi al confine d’un mondo ove i sogni maturano sugli alberi ove le fate sono amiche dei fanciulli ove il tempo non è cattivo quanto sembra di voler far credere . Concerti di topi campagnoli improvvisati in piazza di nascosto ai gatti dai lunghi baffi e dai tanti interrogativi in testa. Le nonne sedute fuori l’uscio a far la lunga maglia che coprirà nel rigido inverno l’ignudo seno della città. Radunati in assemblea i colombi sotto le grondaie impettiti a discutere sui quotidiani problemi del traffico metropolitano ,delle macchine che non rispettano le regole del villano che ha rubato l’ uovo dal loro nido . Autunno, notte errando per la città la morte giunge dietro alle spalle brandendo la sua falce. Scuotendo il corpo orfico, la voce dell’oracolo evoca le gesta dell’eroe nel sedurre le muse nel giardino dell’ esperidi. I fumi delle fabbriche , gli operai sporchi di fuliggine di ritorno da lavoro, in groppa alle biciclette pedalando con vivacità s’alzano in volo passano sopra le città, paesi ,nazioni , vanno verso le loro piccole case. Guardie e ladri ,amici di vecchia data giocano a briscola nel bar della stazione sorseggiando un buon quartino si giocano passati momenti della loro esistenza. Amore e odio ,sogni colorati, variopinte idee rincorse tra i prati , sui monti , fin giù nelle valli canore ove l’eco risuona e t’avvolge nel vento del nord. Sulle stoppie interminabili sempre più alte si alzano le torri naturali di roccia che regge la casetta conventuale rilucente di dardi di luce nei vetri lavorati d’ abili artigiani. In agguato l’ ingrato destino i tanti errori pesanti come macigni nella coscienza inquieta l’immagine fuggita dalle mani del suo maestro un disegno, una figura uno scarabocchio figlio d’una penna d’inchiostro. Una campana dalla chiesetta francescana tintinna nella tristezza del chiostro e par il giorno dall’ombra , il giorno piagner che si muore. La maga del villaggio sghignazza sulla sua turbo scopa a spasso per il cielo correndo. Un triste clown dai capelli tinti esiliato dal circo in viaggio verso nuove mete in compagnia d’un cane e d’un papera dal cappellino rosa. Autunno, lungo un sogno per i boschi intorno all’averno raccogliendo castagne caste e pure. Mentre vaga per contrade polverose il chierico chiedendo offerte per i piccoli orfani porgendo le mani dispensa parole di conforto lungo la strada diretta al solitario convento arroccato sul monte delle pie beatitudini.
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