riccardo resconi
Senatore
Italy
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Inserito - 08/12/2020 : 21:49:48
Madame ClaveauSopra il campanello di Rue de Rivoli numero 260 non compare il suo nome per intero Al suo posto c’è inciso un fiore, un gladiolo per l’esattezza e delle iniziali M. C Chi la conosceva non aveva bisogno di altro Anni fa c’era chi avrebbe fatto carte false pur di essere ricevuto da Madame Il motivo? Lei era un’artista, di quelle che avevano lasciato il segno Aveva mosso i primo passi nel teatro durante la guerra, e si era ritrovata anche a dove esibirsi davanti agli stessi invasori Nell’opera “l’improvvisazione di Versailles” di Moliere, ebbe la sua massima consacrazione, e la strada che percorse fu quasi tutta un crescendo, tranne alcune vicende familiari, tra cui la perdita di un figlio e almeno un paio di separazioni tribolate Ma la ricordo sempre con il sorriso, quando faceva ritorno a casa, con quei suoi occhi dolci e lunghe ciglia, le labbra sottili e mai troppo truccate Io avevo una piccola bottega di sarto da uomo, ma lei fidandosi di me, mi dava spesso i suoi abiti da sistemare e per me era un grande riconoscimento Madame era gentile con tutti, e con una signorilità pari a pochi, con un piccolo cenno in basso del capo non disdegnava mai un saluto Una volta passando davanti al mio negozio, mentre ero fuori a prendere in viso uno sbiadito sole Parigino, mi vide ed avvicinandosi mi declamò alcuni versi di una pièce de théâtre N fui così lusingato, che nonostante le sue insistenze non volli nessun compenso per l’ultimo lavoro che mi aveva commissionato Negli ultimi anni della sua vita mi capitò spesso di sfiorare quel gladiolo per farmi aprire e portargli anche solo le provviste La sua cecità era ormai divenuta per lei, oltre che un forte disagio, fonte di depressione che la aveva portata ad isolarsi sempre più E così le visite sparirono anche quelli che dicevano di essere amici Ero rimasto solo io, un sarto ormai in pensione, che faticava anch’esso a camminare Ma che non aveva mai e dico mai voluto abbandonarla Con il tempo divenimmo confidenti e ci facevamo compagnia Ci raccontammo di tutto, senza freni, l’età non permetteva più di avere segreti o tentennamenti A volte si passeggiava in casa ed io tenendo il suo braccio nel mio, percorrevamo tra quei viali dei ricordi, tra foto in bianco e nero sui comò e locandine appese di opere in cui aveva recitato Era come percorrere tra i fiumi della vita passata, anche solo per poterla rivedere ed avere quella nostalgia che a noi vecchi piace e conforta Una volta ci abbracciamo, ma non amoroso, avevo compreso che ci fosse molto di più Stima, riconoscenza, ed un calore di minuti corpi Un giorno mi chiese di sistemare le carte che erano sullo scrivano, erano per la maggior parte notifiche di pagamenti, ma tra quelle, una busta rosa riportava il mio nome, Jean Claude Non dissi niente ma capii che aveva voluto farmi vedere dove fossero le sue ultime volontà Era Primavera quando decise di partire per quel viaggio a cui si era preparata da tempo La busta tra le varie cose, indicava la sua ultima dimora Père-Lachaise Un gladiolo era quello voluto inciso su quel marmo bianco, ed una frase che diceva -Ho dato il massimo e ho amato- M.C (patapump )
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