Conosco diverse canzoni di Franco Battiato. "La cura" è una delle più belle ma io ho sempre pensato di accostare questa canzone ad una più vecchia che si chiama l'animale:L'ANIMALE
Vivere
non è difficile
potendo poi rinascere
Cambierei molte cose,
un po' di leggerezza
e di stupidità
Fingere,
tu riesci a fingere
quando ti trovi accanto a me
Mi dai sempre ragione
e avrei voglia di dirti
Ch'è meglio se sto solo
Ma l'animale che porto dentro
Non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto anche il caffè
Mi rende schiavo delle mie passioni
E non si arrende mai e non sa attendere
E l'animale che mi porto dentro vuole te
Dentro me
segni di fuoco,
è l'acqua che li spegne
Se vuoi farli bruciare
tu lasciali nell'aria
Oppure sulla terra
Ma l'animale che porto dentro
Non mi fa vivere felice mai
Si prende tutto anche il caffè
Mi rende schiavo delle mie passioni
E non si arrende mai e non sa attendere
E l'animale che mi porto dentro vuole te
Diaciamola tutta: Battiato è un grandissimo artista ed i suoi testi, grazie anche alla preziosissima collaborazione artistica con Manlio Sgalambro, sono molto intensi e mai casuali.
Dall'alto della sua cultura Battiato è un artista a tutto tondo, attento alle nuove sonorità e ricercatore di un tutto con l'eterno degno di un grande artista.
Io penso che queste due canzoni non possano andare lette separatamente. Rappresentano, insieme, l'amore totale, le varie forme di amore verso una persona.
Magicamente si vola fino dal d'annunzianesimo di "Percorreremo assieme le vie che portano all'essenza. I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi, la bonaccia d'agosto non calmerà i nostri sensi" a "perché sei un essere speciale ed io avrò cura di te... " dove c'è tutta una tradizione letteraria ed un impulso divino dietro la figura della donna, atto a giustificare la divinità dell’amata fonte di ispirazione, contro qualsiasi fraintendimento di sorta. Ed il cerchio sembra chiuso.
Nient'affatto, a mio avviso.
Una decina di anni prima Battiato cantava ne "L'Animale" l'impossibilità di raggiungere "l’aura poetica" a causa della carnalità che lo legava alla sua donna:
"...tu riesci a fingere..."
è l'eterno dilemma gaberiano - ricordate? "la donna non si sa se ingannevole o divina" -, spia, forse, di un bisogno di amare che ha paura di scontrarsi dell'inevitabilità di un futuro abbandono.
All'inizio de "L’animale" il cantautore è tutt'uno con l'universo e la divinità ed in fatti dice "vivere non è difficile potendo poi rinascere". Ogni ragionamento filosofico è sconvolto dall’inebriamento amoroso. Subentra la donna che ci fa scoprire l'istinto.. e l'istinto è qualcosa che ci stampa per l'eternità, che , forse, ci rende imperfetti. E' fin troppo semplice:
"l'animale che mi porto dentro vuole te"
ben altra cosa da tessere "i tuoi capelli come trame di un canto", perché ci si rende conto di essere "schiavo delle mie passioni".
La doppia natura dell’amore è così completata… da una parte l’amore ideale, dall’altro quello carnale.
Non è una caso il titolo “L’Animale”, non è un caso se si tiene presente di una platonica scala degli amori: l’amore de “La cura” è in cima, circa,è divino e l’altro è molto più in basso.
Mi direte: ma come fanno a coesistere l’animale e il divino? infatti non coesistono, si completano, sono la stessa cosa, sono “Due miserie in un corpo solo” per citare ancora Gaber (“Qualcuno era comunista”), dove la miseria è il non essere una cosa sola, dove la miseria è rappresentata dalla consapevolezza dell’ambiguità della capacità di amare, dove la miseria è un’eternità solo sfiorata, sperata ma mai raggiunta, neppure col pensiero.
So che si può vivere
non esistendo,
emersi da una quinta,
da un fondale,
da un fuori che non c'è se mai nessuno
l'ha veduto.